Roma, 19 mar – Mentre in Italia ci si prepara ad un nuovo lockdown generalizzato, in Russia la vita sembra già tornata alla normalità. Così se qui si rischia la multa per un caffè al bar, a Mosca ieri circa 80mila persone hanno affollato lo stadio Lužniki per partecipare al concerto con Vladimir Putin in occasione del settimo anniversario della riunificazione della Crimea con la Russia.
Bagno di folla per Putin
Ad aprire il grande concerto per celebrare la riunificazione è stato Vladimir Putin che nel suo discorso ha ricordato come “sin dai tempi antichi i nostri antenati hanno dominato questo territorio” e “il risultato del referendum del 2014 è il ripristino della giustizia storica. Abbiamo dimostrato ancora una volta chiaramente a noi stessi ed al mondo intero che la nostra gente ha una grande capacità di unirsi intorno agli interessi della Patria”.
Un bagno di folla per il Presidente russo proprio nei giorni della polemica con Joe Biden dalla quale è uscito rafforzato nella sua immagine di statista sia in patria che all’estero. Nello stesso giorno il quotidiano La Stampa fa uscire un articolo intitolato “Umiliato e irrilevante: la furia dello Zar Putin rinchiuso nel bunker”. Vatti a fidare di certa “stampa”.
Breve storia della Crimea
La Crimea è una penisola affacciata sul Mar Nero, famosa per essere una delle più rinomate località balneari dell’est Europa. Nel 1920 entra a far parte dell’Unione Sovietica ed ospita nel 1945 il vertice tra i vincitori della Seconda Guerra Mondiale passato alla storia come ‘Conferenza di Yalta’. Successivamente viene donata alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina nel 1954 dall’allora presidente sovietico Nikita Krusciov per celebrare il 300° anniversario del Trattato di Perejaslav, che storicamente simboleggia l’inizio dell’unione trai popoli slavi di Ucraina e Russia. Con la dissoluzione dell’Urss la Crimea si trova a far parte della moderna Ucraina con lo status di ‘repubblica autonoma’, nonostante il 72% dei residenti sia di lingua russa e solo il 12% parli ucraino.
Nel 2014 il governo locale della Crimea rifiutò di riconoscere come legittimo il nuovo governo nato dal golpe filo-occidentale ‘Euromaidan’ e chiese ai suoi cittadini di decidere attraverso un referendum popolare se continuare a far parte dell’Ucraina oppure ricongiungersi alla Russia. L’esito fu schiacciante con oltre il 95% dei votanti in favore del ritorno alla Russia e un’affluenza altissima, così il 18 marzo 2014 il parlamento crimeano dichiarò l’indipendenza dall’Ucraina e chiese di aderire alla Russia ricevendo risposta positiva da parte del Presidente russo Vladimir Putin. Tuttavia l’esito del referendum non è stato riconosciuto come valido da Stati Uniti e Unione Europea che hanno deciso in risposta di varare una serie di sanzioni anti-russe tutt’oggi in vigore.
L’importanza strategica della penisola
Porta d’accesso al Mar Nero e al Mar d’Azov, ponte tra Europa, Russia e Caucaso. La sua posizione geografica rende estremamente strategica la penisola di Crimea, che non a caso è stata teatro di impegno bellico per la Russia già nell’800, con il conflitto tra l’Impero Russo e quello Ottomano, e nella Seconda Guerra Mondiale. Nel porto di Sebastopoli si trova una delle più importanti basi della marina militare russa.
Se il futuro del Donbass presenta ancora incertezze, quello della Crimea sembra ormai indissolubilmente legato alla Russia, al di là delle dichiarazioni bellicose, più retoriche che altro, da parte di Ucraina e paesi Nato. Anche la Cina, che precedentemente non si era mai esposta troppo sul tema continuando ad intrattenere strette relazioni con l’Ucraina, nei giorni scorsi ha inviato una delegazione di importanti uomini d’affari per una visita di lavoro nella regione.
Lorenzo Berti
2 comments
forse quelli de la Stampa, pensano che la traduzione di “bunker” sia “stadio a cielo aperto con 80.000 personi festanti”.
a proposito,l’unica persona che purtroppo si umilia da solo è proprio questo Biden con evidenti problemi di demenza senile imminenti.
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