Bruxelles, 25 giu – Proprio quando ormai sembrava fatta per la formazione del gruppo dei «populisti» all’europarlamento, ecco che arriva la tegola: niente di fatto, Front National e Lega Nord finiscono nel «gruppo misto». La scadenza per la presentazione della lista era fissata al 24 giugno, e così i partiti di Marine Le Pen e Matteo Salvini non potranno beneficiare delle indispensabili prerogative riservate a un gruppo parlamentare regolarmente costituito. E non si tratta di bruscolini: finanziamenti (nell’ordine di milioni di euro), distribuzione proporzionale delle cariche e delle commissioni nonché accesso ai dossier, senza contare i tempi di parola (assai scarsi per chi non faccia parte di un gruppo). Insomma, al parlamento europeo i populisti saranno dei deputati di Serie B, con agibilità politica pesantemente limitata.
Eppure la riuscita dell’impresa sembrava a portata di mano: era infatti necessario un minimo di 25 deputati (il Fn ne contava da solo 24), appartenenti però a sette Paesi diversi. Oltre a Fn e Lega, lo zoccolo duro era formato dai fiamminghi del Vlaams Belang, dalla Fpö austriaca e dagli olandesi del Pvv. Mancavano solo due Paesi all’appello, e pareva ormai sicuro che Marine avesse incassato l’appoggio del Knp polacco e dei lituani di Ordine e Giustizia. Questi ultimi, peraltro, erano stati strappati al gruppo dei grillini e dell’Ukip di Nigel Farage. Invece, all’ultimo momento, salta tutto: i lituani cambiano idea e Geert Wilders, leader del partito olandese, mette il veto sui polacchi, perché ritenuti «misogini e antisemiti».
Abortisce dunque prima di nascere la formazione di un fronte schiettamente populista e «antisistema» da contrapporre all’euroscetticismo neoliberista dell’Ukip. Peraltro al danno si aggiunge pure la beffa: Farage e Grillo sono riusciti in extremis a formare il loro gruppo proprio grazie a un dissidente del Front, ossia la deputata Joelle Gergeeron Guerpillon. Uno smacco difficile da digerire. La Le Pen, tramite il portavoce e vicepresidente del Fn Florian Philippot, giustifica così il fallimento: «Abbiamo fatto una scelta di coerenza politica: non un gruppo a qualsiasi prezzo, ma un gruppo che abbia come condizione quella di avere un significato politico. E noi privilegiamo la qualità all’idea di avere un gruppo semplicemente per avere un gruppo». Insomma, bisogna rivolgersi solo a possibili alleati con cui si ha in comune una precisa strategia politica. Il discorso sembra non fare una piega.
Nonostante tutto, però, rimane forte l’impressione che il criterio di scelta fosse più affidato a questioni di mera «presentabilità» dei deputati che non alla condivisione di reali obiettivi politici. Difatti Marine e gli altri non hanno fatto altro che scartare a priori l’alleanza con Alba Dorata, Jobbik, Npd, ecc., tutti pregiudizialmente accusati di neonazismo, omofobia, antisemitismo, razzismo e così via, riecheggiando goffamente il megafono della stampa internazionale politicamente correttissima. Unico obiettivo palese: evitare di essere «confusi» dai media con le «estreme destre» (?) europee. Unico risultato concreto? Niente gruppo e agibilità politica menomata ben prima del via ai lavori dell’europarlamento. Un ben magro bottino di guerra, verrebbe da dire.
Ma la mancata formazione dell’eurogruppo suscita più che altro pesanti dubbi sulla reale tenuta politica del Front National. Anche prescindendo dalla defezione dell’eurodeputata ora in forza a Farage, che crea non poche perplessità sulla compattezza di un partito cresciuto in maniera sproporzionata in così poco tempo, è stato proprio il «patriarca» Jean-Marie Le Pen ad accusare recentemente Marine e Marion di star rovinosamente cedendo alle sirene del «pensiero unico». Il vecchio veterano della Legione Straniera sembra infatti l’unico ad aver compreso che la fortuna del Fn risiede esattamente nel suo essere fieramente politicamente scorretto, cioè nel dire le cose che il popolo pensa ma che nessuno ha il coraggio di affermare.
Insomma, il processo di dédiabolisation avviato da Marine non sembra a Jean-Marie la miglior strada da imboccare per incrementare i consensi in vista delle elezioni per l’Eliseo, ma si configura al contrario come il sentiero verso il baratro e la morte politica del Fn. Difficile dargli torto se pensiamo alle sorti del fu Msi che, proprio dopo aver incassato il successo grazie agli scossoni di tangentopoli, fece la svolta moderata abbeverandosi e ubriacandosi alle acque di Fiuggi per poi ritrovarsi definitivamente fuori gioco. Forse – ma ci auguriamo di no – il Fn, invece dell’avanguardia del populismo europeo, potrebbe piuttosto rivelarsi un’An con vent’anni di ritardo. Sarebbe un vero peccato. Proprio perché, come cantano gli ex commilitoni di Jean-Marie, il «diavolo» non va esorcizzato, ma ci si deve marciare insieme: le diable marche avec nous. Questo, Marine, dovrebbe ricordarselo.
Valerio Benedetti
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