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Niente maggioranza per Netanyahu: Israele torna al voto il 17 settembre

by Ludovica Colli
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Tel Aviv, 30 mag – Niente maggioranza per Benjamin Netanyahu:  la Knesset ha votato l’autoscioglimento, Israele tornerà alle urne il 17 settembre. “Suicidio di massa politico”, così lo hanno definito in tv il voto della mezzanotte che ha formalmente decretato il caos parlamentare israeliano. Sì, perché falliti gli ultimi, disperati, tentativi del premier incaricato di mettere insieme una maggioranza di governo, la Knesset ha convocato nuove elezioni. Tutto da rifare, insomma.

L’autoscioglimento dopo appena un mese

Non sono bastate a Netanyahu le sei settimane che gli erano state concesse per formare una maggioranza di almeno 61 seggi. Per la prima volta nella storia d’Israele la Knesset si autoscioglie ad appena un mese dal proprio insediamento. Sono stati 75 deputati su 120 a votare a favore dell’inedito dispositivo di legge, presentato dallo stesso Likud di Netanyahu, mentre 45 hanno votato contro. Una situazione di stallo che era nata appena chiuse le urne lo scorso 9 aprile, quando il Likud ha conquistato 35 seggi su 120, esattamente lo stesso numero dell’opposizione capitanata da Benny Gantz, ex capo di stato maggiore generale delle forze armate dello Stato ebraico.

Impasse sulla legge per l’obbligo di leva per gli ultraortodossi

E a dire che i conservatori, con la somma dei partiti religiosi, una maggioranza l’avrebbero avuta,. Ma non sono stati in grado di superare l’impasse su una legge volta a obbligare anche gli ultraortodossi al servizio militare. Una norma-simbolo sui cui è stato impossibile trovare un compromesso tra Avigdor Lieberman, leader del partito ultra-nazionalista russofono Israel Beytenu, e i partiti religiosi. Anzi, Liebermann ha accusato il premier di aver “capitolato” di fronte al ricatto delle formazioni ultraortodosse. D’altronde non hanno portato ad alcun esito neanche le offerte di Netanyahu – definite “disperate” dagli osservatori – ai laburisti di entrare nel governo. Tra l’altro, almeno secondo quanto riportato dal quotidiano Maariv, alcuni esponenti politici israeliani avrebbero chiesto al presidente Usa Donald Trump di fare pressioni su Lieberman. Ma Trump si era limitato ad un messaggio generico su Twitter sui benefici della sua collaborazione con “Bibi” Netanyahu, messaggio che l’opposizione ha subito bollato come “ingerenza” negli affari interni israeliani.

“Bibi” rischia l’incriminazione per frode, abuso di fiducia e corruzione

“Bibi” dal canto suo rischia di rimanere “scoperto” e di dover affrontare le sue beghe giudiziarie. Il procuratore generale Avichai Mandelblit infatti ha annunciato l’intenzione di incriminarlo per frode, abuso di fiducia e corruzione in tre casi. Ecco perché su un fronte ha insistito fino all’ultimo con Lieberman per strappargli un compromesso, e sull’altro ha fatto presentare la legge per lo scioglimento della Knesset. Determinanti sono stati i due partiti arabi Ra’am-Balad e Hadash-Ta’al: dopo essersi astenuti alla prima votazione di lunedì, avevano fatto sapere che avrebbero potuto votare sì alla richiesta di scioglimento del Parlamento nella seconda e terza votazione. E infatti così è stato.

Ludovica Colli

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