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Non si fermano le proteste in Francia, Macron traballa e aspetta il voto di sfiducia del parlamento

by Michele Iozzino
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Francia

Roma, 19 mar – Continuano le proteste in Francia contro la contestata riforma delle pensioni che innalzerebbe da 62 a 64 anni. Nella notte di ieri nuovi scontri e più di 300 fermi tra i manifestanti. Intanto, Macron attende il voto di sfiducia del parlamento.

I divieti della prefettura e le nuove proteste

Il governo francese corre ai ripari, vietando nuovi assembramenti presso Place de la Concorde e gli Champs Élysés a Parigi. La prefettura ha motivato la decisione “a causa del rischio di turbare l’ordine pubblico e la sicurezza”. Un tentativo di blindare la capitale francese e colpire quello che è stato uno dei principale fulcri delle proteste. Infatti, quella che è di fatto la più grande piazza parigina, ovvero Place de la Concorde, è diventato il centro delle contestazioni, teatro di adunate e manifestazioni spontanee. Il divieto della prefettura prevede che “le persone che tenteranno di raggrupparsi saranno sistematicamente sgomberate dalla polizia” e potranno essere multate. Questo non ha fermato la mobilitazione dei manifestanti. Circa quattromila persone si sono date appuntamento a Place de l’Italie nel pomeriggio di ieri, mentre a partire dalla tarda serata in molti hanno rotto il divieto della prefettura e si sono ritrovati proprio a Place de la Concorde dando alle fiamme le transenne e scontrandosi con la polizia. Nella notte ci sono stati alcuni disordini per il blocco stradale della périphérique, la tangenziale di Parigi. Le contestazioni non si sono limitate alla sola capitale, ma sono andate in scena in tutta la Francia. Alcuni momenti di tensione si sono verificati in particolare a Nantes, dove circa seimila persone sono scese in piazza dando fuoco ai cassonetti ed erigendo barricate, e a Rennes per una manifestazione studentesca in un centro commerciale.

La situazione politica in Francia

Mentre le protestano continuano e non sembrano fermarsi, con i sindacati che hanno indetto una nuova giornata di mobilitazione generale per giovedì 23, la posizione di Macron appare sempre più incerta. Infatti, il governo aveva forzato la mano sulla riforma delle pensioni scavalcando il voto parlamentare e ricorrendo al meccanismo previsto dall’articolo 49.3 della Costituzione francese. Cosa che ora potrebbe ritorcersi contro la maggioranza, esponendola ad una crisi di governo. Sono state presentate due mozioni di censura, equivalenti a delle mozioni di sfiducia: una del Rassemblement National di Marine Le Pen, l’altra da parte del piccolo gruppo di deputati indipendenti di Liot e sottoscritta dalla coalizione di sinistra Nupes. Con l’approvazione di almeno una delle due mozioni non solo la riforma delle pensioni verrebbe ritirata, ma il già traballante governo del primo ministro Èlisabeth Borne verrebbe sfiduciato e sarebbe costretto a dimettersi. Ciò dovrebbe portare Macron a sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni. Se da un punto di vista strettamente numerico l’opposizione sembra avere i numeri per far passare le mozioni, il tutto si complica per la loro frammentazione. Insomma, dalle parti dell’Eliseo non sembra tirare una bella aria.

Michele Iozzino

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1 commento

Germano 19 Marzo 2023 - 6:49

Hanno perso l’occasione di scegliere la Marine Le Pen e non questo discepolo dei Rothschild Anche se dopo la Le Pen poi fa come la Melona che si trasforma in un altro discepolo del governo americano di Tel Aviv c’è solo un’alternativa rimasta…

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