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Nord Corea, rimpatriata con la forza la figlia dell’ex ambasciatore in Italia

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 20 feb – Diventa un caso internazionale quello della figlia 17 enne di Jo Song Gil, il diplomatico nordcoreano che ricopriva l’incarico di ambasciatore ad interim a Roma, scomparso nel nulla lo scorso anno. La giovane infatti sarebbe stata rimpatriata con la forza a Pyongyang ed è ora sotto la custodia delle autorità nordcoreane. A denunciarlo è Thae Yong-ho, ex vice ambasciatore nordcoreano a Londra, anche lui disertore.

Confermando le voci riportate in questi giorni dalla stampa sudcoreana, nel corso di una conferenza stampa a Seul, Thae Yong-ho ha detto di aver verificato nelle ultime settimane le voci secondo cui la figlia di Jo sarebbe stata riportata con forza in Corea del Nord, prima che potesse disertare anche lei.

A quanto pare Jo, incaricato d’affari dell’ambasciata nordcoreana a Roma, avrebbe disertato lo scorso novembre. La sua defezione è stata confermata il mese scorso dall’intelligence sudcoreana Nis. Secondo Thae, Jo – di cui si sono perse le tracce – si trova probabilmente ad affrontare una “situazione difficile, nella quale non gli è possibile far sapere dove si trovi o apparire in pubblico per il timore legato alla sicurezza della figlia“.

La giovane rimpatriata il 15 novembre

La giovane sarebbe stata riportata in patria il 15 di novembre, nello stesso mese della scomparsa del padre, e l’ambasciata avrebbe comunicato ufficialmente il rientro della ragazza alla Farnesina.

Secondo fonti qualificate, la giovane era rimasta a Roma dopo che il padre ambasciatore, insieme alla moglie, ha fatto perdere le proprie tracce. Conclusi gli studi, la ragazza, come risulterebbe anche al ministero degli Esteri, avrebbe chiesto di tornare dai nonni ed il 15 novembre sarebbe stata prelevata dal personale dell’ambasciata, portata in aeroporto a Roma e riportata a Pyongyang, secondo quanto comunicato anche dalla stessa rappresentanza alla Farnesina.

M5S, LeU, Pd: “Governo riferisca”

“Chiediamo al ministro dell’Interno di riferire in Parlamento e di fare chiarezza sulle notizie relative al rapimento e al rimpatrio forzato della figlia minorenne dell’ex ambasciatore nordcoreano da parte dei servizi di Pyongyang. Se i fatti fossero confermati sarebbero gravissimi, un nuovo caso Shalabayeva”. Lo dichiarano i deputati e senatori del Movimento 5 Stelle delle commissioni Affari Esteri di Camera e Senato. “Non è tollerabile che agenti dell’intelligence di un Paese straniero agiscano indisturbati in territorio italiano compiendo attività illegali. La giovane rischia nel suo Paese di essere imprigionata e torturata”, concludono i 5 Stelle.

Dello stesso avviso anche Nicola Fratoianni e Andrea Romano che, a nome di LeU e del Pd, hanno chiesto in aula alla Camera che i ministri degli Esteri e dell’Interno, riferiscano sul rimpatrio forzato.

Se confermata, questa notizia costituirebbe un motivo di grandissimo imbarazzo per il nostro Paese – ha dichiarato Fratoianni – sarebbe grave se, davvero, servizi segreti stranieri fossero in grado di muoversi liberamente, di rapire e rimpatriare una persona minorenne”. Una vicenda, ha infine ricordato, che ha un precedente: “la storia di Alma Shalabayeva e non vorrei che il caso si ripetesse per la seconda volta”.

“Stiamo parlando di una ragazza minorenne – ha affermato Andrea Romano – legalmente residente in Italia. Chiediamo ai ministri Moavero e Salvini di riferire urgentemente e di chiarire se c’è stata davvero un’incursione a scopo di rapimento di agenti di servizi segreti stranieri, in un Paese come il nostro che dovrebbe essere considerato sicuro“.

Anche il presidente della Camera Roberto Fico fa sapere: “Vedremo i tempi dell’informativa, che spero sia fatta quanto prima”.

Da parte sua il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi spiega che sono in corso verifiche: “Seguiamo con i servizi competenti, poi trarremo le conclusioni“, mentre il Copasir, a quanto si apprende, si è da tempo attivato per seguire il caso. Il Comitato, tenuto alla segretezza nel suo operato, come è noto si attiva nel momento in cui su una vicenda emerge un coinvolgimento dell’intelligence.

Adolfo Spezzaferro

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