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Stavanger, 20 nov – Il Nord Europa regala sempre grandi sorprese quando si tratta di pensiero unico e corto circuiti del politicamente corretto. L’avanguardia solitamente è rappresentata dalla Svezia, questa volta invece l’incredibile storia arriva dalla Norvegia. Come racconta il Corriere della Sera, il calvario di Birgitte, giovane donna di Stavanger, è iniziato nel 2016, quando nota nello spogliatoio della sua palestra, la presenza di una persona con i genitali maschili. Alla domanda se non avesse sbagliato stanza, il/la trans di nome Sandra le risponde così: “Sono una donna a tutti gli effetti e ho il diritto di stare qua“. Del resto proprio grazie ad una legge approvata nel 2016, in Norvegia è possibile cambiare genere senza la necessità di operarsi.
Birgitte però non si da per vinta e chiede ai responsabili della palestra di risolvere la situazione, venendo sul fatto che gli uomini non possono entrare negli spogliatoi femminili. Qualche mese dopo però, la ragazza incontra nuovamente Sandra e le chiede di cambiare stanza, causando l’ira del trans: “Ma quale problema hai? Questi non sono affari tuoi. Io ho tutto il diritto di stare qui”. Dopo un mese, nel marzo del 2017, Sandra denuncia Birgitte per molestie. Monta la polemica e la questione diventa un caso mediatico, con buona parte della stampa che appoggia il trans: “Dove deve andare a farsi la doccia Sandra? Dovunque voglia farsi la doccia. Costringerla a frequentare lo spogliatoio maschile solo perché ha un organo genitale maschile sarebbe un abuso nei suoi confronti“, scrive Karoline Skarstein sul quotidiano Stavanger Aftenblad.
Escono altri articoli in cui Birgitte viene accusata di transfobia e intolleranza. La povera ragazza va in crisi e finisce per dover prendere un congedo per malattia dal lavoro a causa delle pressioni ricevute. Durante il processo la difesa di Sandra sostiene questa tesi: “Se alle donne con il pene viene negato accesso agli spogliatoi femminili, quale spogliatoio dovrebbero mai usare? Se esistono degli spazi separati è perché le donne non si sentono al sicuro in una stanza con degli uomini, allora sarebbe strano costringere un gruppo di donne a usare gli spogliatoi maschili. Ricordiamo che le donne trans sono più a rischio di molestia delle donne cis (cisgender è chi si identifica con il genere di appartenenza alla nascita)”.
La difesa di Birgitte punta su quello che fino a pochi anni fa sarebbe stato considerato l’ovvio, ovvero “il disagio delle ragazze e delle donne che sono costrette a farsi la doccia accanto a una persona con genitali maschili“. La sentenza arriva il 12 ottobre scorso e nonostante la giuria sia divisa (due voti a favore e uno contro), Birgitte viene assolta. Come raccontato recentemente da Kajsa Ekman, femminista svedese, la ragazza ha comunque rinunciato a farsi la doccia in palestra e ha raccontato del disagio delle altre donne, che preferiscono cambiarsi in bagno quando c’è la “donna” trans. Per aver osato avanzare dei dubbi sul genere come “costrutto sociale e non biologico”, alla Ekman è stato impedito di partecipare ad una conferenza su pornografia e prostituzione in programma a Goteborg.
Davide Romano
Birgitte però non si da per vinta e chiede ai responsabili della palestra di risolvere la situazione, venendo sul fatto che gli uomini non possono entrare negli spogliatoi femminili. Qualche mese dopo però, la ragazza incontra nuovamente Sandra e le chiede di cambiare stanza, causando l’ira del trans: “Ma quale problema hai? Questi non sono affari tuoi. Io ho tutto il diritto di stare qui”. Dopo un mese, nel marzo del 2017, Sandra denuncia Birgitte per molestie. Monta la polemica e la questione diventa un caso mediatico, con buona parte della stampa che appoggia il trans: “Dove deve andare a farsi la doccia Sandra? Dovunque voglia farsi la doccia. Costringerla a frequentare lo spogliatoio maschile solo perché ha un organo genitale maschile sarebbe un abuso nei suoi confronti“, scrive Karoline Skarstein sul quotidiano Stavanger Aftenblad.
Escono altri articoli in cui Birgitte viene accusata di transfobia e intolleranza. La povera ragazza va in crisi e finisce per dover prendere un congedo per malattia dal lavoro a causa delle pressioni ricevute. Durante il processo la difesa di Sandra sostiene questa tesi: “Se alle donne con il pene viene negato accesso agli spogliatoi femminili, quale spogliatoio dovrebbero mai usare? Se esistono degli spazi separati è perché le donne non si sentono al sicuro in una stanza con degli uomini, allora sarebbe strano costringere un gruppo di donne a usare gli spogliatoi maschili. Ricordiamo che le donne trans sono più a rischio di molestia delle donne cis (cisgender è chi si identifica con il genere di appartenenza alla nascita)”.
La difesa di Birgitte punta su quello che fino a pochi anni fa sarebbe stato considerato l’ovvio, ovvero “il disagio delle ragazze e delle donne che sono costrette a farsi la doccia accanto a una persona con genitali maschili“. La sentenza arriva il 12 ottobre scorso e nonostante la giuria sia divisa (due voti a favore e uno contro), Birgitte viene assolta. Come raccontato recentemente da Kajsa Ekman, femminista svedese, la ragazza ha comunque rinunciato a farsi la doccia in palestra e ha raccontato del disagio delle altre donne, che preferiscono cambiarsi in bagno quando c’è la “donna” trans. Per aver osato avanzare dei dubbi sul genere come “costrutto sociale e non biologico”, alla Ekman è stato impedito di partecipare ad una conferenza su pornografia e prostituzione in programma a Goteborg.
Davide Romano
5 comments
[…] Norvegia, rifiuta di farsi la doccia con un trans. Donna processata e accusata di "transfobia" Il Primato Nazionale […]
…e poi dicono che non esistono i marziani….
quindi un qualsiasi maniaco si può far passare per “trans” e infilarsi in qualsiasi posto adibito alle sole donne….. rassicurante! Geniale!!!
Effetti del protestantesimo……. 1000 volte migliori i più sani Paesi cattolici del sud Europa.
Vuole divventare donna, si tolga pure il pisello. Non se lo tolgono perché lo usano come strumento di lavoro. Ipocrisia!