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One District One Factory: la politica di industrializzazione del Ghana sta dando i suoi frutti

by Giuseppe De Santis
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Roma, 30 mag – In diverse occasioni il presidente del Ghana ha fatto intendere che la sua nazione non vuole dipendere dagli aiuti stranieri. Al contrario, vuole svilupparsi puntando puntando in special modo sull’agricoltura e sull’industrializzazione. E’ per questo che è stato lanciato il programma “One District one Factory”. Il suo scopo è quello di creare almeno un’industria in uno dei 216 distretti del Ghana. Obiettivo trasformare le materie prime di cui il Ghana dispone in prodotti ad alto valore aggiunto, nonché produrre in loco tutti i beni che oggi vengono importati.

Grazie a One District One Factory creati già 139mila posti di lavoro

Il processo di industrializzazione è parte di un piano più ampio volto a creare posti di lavoro ben pagati e ridurre la disoccupazione. Una politica di lungo termine e di ampio respiro che finalmente sembra stia iniziando a dare i suoi frutti. Basti pensare che fino ad ora hanno aperto 76 fabbriche che occupano 139mila persone. Se altri progetti industriali oggi in cantiere troveranno uno sbocco sarà poi possibile creare ulteriori 285mila posti di lavoro.

Il governo ha raggiunto questi risultati fornendo incentivi mirati alle aziende, così che possano investire e aggiungere valore alle materie prime prodotte dal Paese africano. Incentivi, da parte loro, non solo economici. Tra essi citiamo la sicurezza sulla proprietà dei terreni, la garanzia di forniture affidabili di elettricità e il blocco alle importazioni di determinati prodotti finiti. Un altro aspetto che, oltre al piano One District One Factory, agevolerà nel lungo termine agevolerà le dinamiche di industrializzazione è l’adesione del Ghana all’area di libero commercio africano. Questo permetterà alle impese di poter esportare liberamente il loro prodotti in tutto il continente nero. Consentendo così loro di raggiungere economie di scala e maggiore efficienza. Un circolo che s’intende virtuoso capace di creare effetti benefici su scala ancora più ampia.

Giuseppe De Santis

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2 comments

Efo Kossi 30 Maggio 2021 - 11:28

Caro Giuseppe De Santis, quanto ti hanno pagato per dire queste bugie? Mi può dire dove si trovano queste fabbriche alle quali le si riferisce?

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fabio crociato 31 Maggio 2021 - 8:59

Non sono in grado di affermare se sono bugie o meno, comunque le banche d’ investimento presenti nelle nazioni emergenti sono fondamentalmente gestite da stranieri per ovvia, storica incapacità locale. E qui sta il punto critico dei tempi e dei modi.

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