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Nasce il Parlamento franco-tedesco: primo passo verso gli Stati Uniti d’Europa?

by Valerio Benedetti
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Parigi, 26 mar – Francia e Germania sono sempre più decise a conquistare l’egemonia in Europa, sia dentro che fuori le istituzioni della Ue. Il primo mattone del nuovo edificio è rappresentato dal Trattato di Aquisgrana. Si tratta di un accordo bilaterale, sottoscritto il 22 gennaio scorso, con cui Emmanuel Macron e Angela Merkel hanno ridato vigore all’«asse carolingio» (e non a caso è stato scelto come luogo della firma proprio la residenza imperiale di Carlo Magno). Il neonato Parlamento franco-tedesco, che ieri si è riunito per la prima volta a Parigi, è una diretta emanazione del trattato.

Come funziona?

Allo stato attuale, il Parlamento franco-tedesco ha funzioni limitate e non dispone di un proprio budget, sicché non si può ancora parlare di un’istituzione pienamente operante. Tuttavia, questa assemblea congiunta rappresenta il primo passo verso una cooperazione sempre più stretta tra Parigi e Berlino. È formato da 50 deputati del Bundestag tedesco e da 50 deputati dell’Assemblea nazionale francese. A fare da cerimonieri all’atto fondativo, infatti, vi erano Wolfgang Schäuble e Richard Ferrand, i presidenti dei parlamenti dei due Paesi. Entrambi hanno sottolineato che questo nuovo organo assembleare non prevede in alcun modo la perdita di sovranità per Francia e Germania e, al tempo stesso, non vuole essere alternativo alle istituzioni dell’Unione europea. Il che, a pensar male, può voler dire esattamente questo.

Gli Stati Uniti d’Europa

La creazione del Parlamento franco-tedesco si inserisce nella più ampia strategia di Macron, che intende arrivare alla creazione degli Stati Uniti d’Europa. Questo vorrebbe dire la pressoché totale cessione delle sovranità nazionali dei Paesi membri della Ue – una cessione lenita (almeno a parole) dal contentino della cosiddetta «sussidiarietà», che poi altro non è che il cavallo di Troia con cui si vuole arrivare agli Use. In questo modo Macron pensa di riuscire a imbrigliare la vocazione egemonica di Berlino, mentre la Merkel, grazie alla cooperazione specialmente militare prevista dal Trattato di Aquisgrana, spera di mettere una pezza allo stato pietoso in cui versa l’esercito tedesco, per tentare così di acquisire maggiore forza contrattuale nei confronti di Washington, nonché di strappare l’ammissione della Germania tra i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Pie speranze, da una parte e dall’altra, che però hanno spinto le due nazioni a far fronte comune.

Un’Europa anti-sovranista

Ma il Trattato di Aquisgrana e, più in generale, il rafforzamento dell’asse carolingio hanno anche un significato genuinamente politico. Sia Macron che la Merkel sono infatti i campioni dell’europeismo anti-populista e anti-sovranista. Non è un caso, del resto, che il presidente francese e il cancelliere tedesco si siano più volte scagliati contro il «nazionalismo» (leggi: sovranismo) che sta ostacolando la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa. Così come non è casuale che sia stato proprio il leghista Guglielmo Picchi, attuale sottosegretario agli Esteri, a denunciare il pericolo rappresentato dall’asse Parigi-Berlino: «Questi due governi parlano sempre di Europa, accusano l’Italia o i Paesi di Visegrad di essere nazionalisti, e poi in realtà fanno uno dei trattati più nazionalisti che la storia europea ricordi». Difficile, francamente, dargli torto.

Valerio Benedetti

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