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La nostra politica estera non esiste. Così i giallofucsia ci condannano all’irrilevanza

by Lorenzo Zuppini
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di maio e conte

Roma, 8 gen – Mentre la sinistra balbetta insensatezze balzando dal pacifismo d’accatto alla grottesca riforma della prescrizione, robaccia degna di un regime giudiziario, l’Italia assiste affacciata e senza uno straccio di politica estera allo spettacolo di Medio Oriente e Libia in ebollizione e dei nuovi equilibri planetari che vanno modificandosi.

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E ci si chiede perché, in un contesto di alleanza atlantica, Donald Trump non abbia ritenuto opportuno e importante avvisare gli “amici” italiani tra cui, in particolare, il famoso Giuseppi Conte, come il presidente degli Stati Uniti ebbe a chiamarlo in un suo tweet quasi affettuoso. Com’è che dopo quella comoda lisciata di pelo Trump se ne è infischiato dell’opinione del caro Giuseppi? E perché né lui né nessun membro del suo entourage ha pensato di fare una telefonata al ministro Di Maio? Le risposte a fra poco.

Politica estera cercasi

Impazzano come colpiti da schizofrenia i pacifisti grillini, sardini, e chi più ne ha più ne metta, i quali non sanno schierarsi tra le due posizioni dominanti, ossia appoggiare l’attacco statunitense o condannarlo, ma si limitano alle farneticazioni tipiche degli insulsi che in un contesto di difficile precarietà, di complicati equilibri, non sanno esattamente dove battere la testa.

La sinistra di governo, più di tutti, mostra la sua faccia di tolla appellandosi alla diplomazia, al ragionamento pacifista, alla proverbiale acqua sul fuoco che, in menti ottenebrate dall’autocompiacimento, verrebbe gettata da loro stessi.

Non possono e non sanno esprimersi compiutamente perché in effetti hanno sulle spalle l’appoggio incondizionato ai bombardamenti targati Obama, successivamente insignito del Nobel per la pace come l’altro portento del presidente Carter, ai quali l’ultimo governo Berlusconi intendeva opporsi, senonché l’area liberal e il presidente Napolitano riuscirono nel folle intento di mettere l’esecutivo con le spalle al muro. E giù migliaia di bombe intitolate peace&love, partorite dal primo presidente nero, sorretto a sua volta da tutta la miglior umanità mai vista nella storia dell’uomo, dal patinato mondo hollywoodiano ai vippettari nostrani che ondeggiano a Capalbio. Una massa di imbelli capaci di seguire soltanto il moto ondoso della moda politically correct. Dunque oggi riesce difficile a questi fenomeni continuare le loro marce straccione per la pace e la fratellanza dato che fu quel loro idolo (basta non esser bianchi per divenirlo) ad iniziare per i suddetti buoni sentimenti i bombardamenti da cui deriva direttamente il caos che oggi, nove anni dopo, ci troviamo ad affrontare.

I giallofucsia ci condannano all’irrilevanza

Il loro orizzonte, si sa, attualmente non va oltre la sopravvivenza giornaliera, non va oltre l’incubo delle elezioni in Emilia-Romagna che forse potrebbero perdere, e con la regione verrebbe giù la nazione perché a quel punto la destra avrebbe il pieno diritto di chiedere che l’attuale governo vada a farsi friggere. Figuriamoci se tra grillini e sinistra qualcuno può interessarsi alle vicende riguardanti la regione mediorientale, e così veniamo alle domande iniziali.

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È del tutto plausibile che Donald Trump non avesse in agenda d’avvisare un ministro degli Esteri dello spessore Di Maio. Né tantomeno di fare una telefonata all’inquilino di Palazzo Chigi, personaggio in grado di presiedere due governi di diversa estrazione politica, coi 5 Stelle in comune, che incarnano due visioni opposte del mondo e della società. Con gente di questo tipo non si può avere a che fare perché banalmente essi non esprimono niente che non sia la loro piccola guerra personale verso i propri nemici.

Una sorta di guardia e ladri, mentre altri impiegano il proprio tempo a mutare i connotati del mondo in cui anche noi dobbiamo districarci. Per dirne una: Maurizio Martina, interrogato sulle questioni iraniana e libica ha balbettato insensatezze sulla missione Sophia, quella nata per sconfiggere i trafficanti di uomini e poi rivelatasi la solita calamita per i clandestini, che Salvini avrebbe depotenziato, destabilizzando così la Libia. Ci mancava la solita etichetta del fascista per completare il quadretto, mentre da qualche altra parte a Roma Di Maio stava finendo di litigare con Paragone. E chi dovrebbe telefonare a chi?

Lorenzo Zuppini

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