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Come il Qatar si sta comprando l’Europa

by La Redazione
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Doha, 5 giu – Il Qatar, piccolo Emirato che conta circa due milioni di abitanti, è uno dei Paesi più ricchi al mondo, con il pil pro capite più alto di tutti gli altri Paesi grazie al petrolio e al gas di cui il sottosuolo è ricchissimo. A capo di tutto c’è uno dei più giovani regnanti del pianeta: l’emiro Tamim bin Hamad al-Thani. Classe 1980, tre mogli e otto figli, si è laureato all’accademia militare di Sandhurst nel Regno Unito nel 1998 ed è stato nominato principe ereditario cinque anni dopo. È lui il promotore del mondiali di calcio in Qatar del 2022, oltre a essere proprietario della squadra Paris Saint-Germain e sponsor del Barcellona F.C.

In Europa il Qatar è un asso pigliatutto, visti i tanti acquisti che il suo giovane emiro ha fatto nel Vecchio Continente. Una politica di investimenti che, però, risale agli anni ’90, quando a reggere l’emirato c’era il padre, Sheikh Hamad bin Khalifa al-Thani. Per staccarsi dall’orbita saudita, con cui in comune c’è il wahabismo religione di stato, il Qatar cominciò a costruirsi una sua identità, e lo fece mediante la tv. Fu alla fine degli anni ’90 che nacque AlJazeera, network che presto spaccò il monopolio delle tv occidentali nel mondo arabo.

Nel giro di pochi anni il piccolo emirato ha messo le mani su mezza Europa. Se si passeggia per Londra, il centro è una succursale di Doha, dal momento che quasi tutti i palazzi sono di proprietà qatariota. In Italia uno degli ultimi acquisti sono i grattacieli di Porta Nuova e lo storico Hotel Gallia a Milano. Ma prima sono arrivati i complessi turistici della Costa Smeralda, i magazzini Harrods e il villaggio olimpico di Londra, Barkleys, Credit Suisse, Porsche, Volkswagen, Total, Shell, la Maison Valentino, il brand del lusso LVMH, Walt Disney. E poi le squadre di calcio, grande passione di Tamim. 

Proprio a proposito di calcio, la Fifa circa un mese fa ha annunciato una partnership con la Qatar Airways come compagnia aerea ufficiale dell’organizzazione mondiale del calcio fino al 2022. L’accordo fa parte del pacchetto di sponsorizzazione della compagnia aerea che include i prossimi eventi della Fifa, la Confederation Cup della prossima estate e i Mondiali 2018, entrambi in Russia, le prossime edizioni del Mondiale per club, la Coppa del Mondo femminile del 2019 e i Mondiali 2022 in Qatar. Si tratta di una delle più grandi sponsorizzazioni sportive al mondo, di sicuro la più grande nella storia della compagnia aerea araba, già impegnata nel mondo del calcio con il Barcellona e il club saudita dell’Al-Ahli, che dopo l’annuncio della rottura dei rapporti diplomatici con i Paesi Arabi ha fatto sapere di voler rinunciare alla sponsorizzazione. Anche i mondiali del 2022, a questo punto, potrebbero essere a rischio.

Gli acquisti e gli investimenti, nel corso degli anni sono stati resi possibili grazie alla Qatar Investment Authority, il fondo sovrano creato nel 2005 per gestire gli improvvisi ricavi derivanti dalle vendite di gas naturale liquefatto, di cui il paese è il più grande esportatore mondiale.

Qualche anno fa, dopo gli investimenti a Milano, venne chiesto a un uomo dell’emiro il perché di questo amore verso il nostro Paese in un momento tanto difficile per l’economia. La risposta fu: “Proprio per sostenerla. Per sostenere un Paese che noi abbiamo sempre apprezzato, ammirato per la sua genialità e per la sua creatività e perché l’Italia, a nostro parere, merita fiducia. È un Paese straordinario che va apprezzato in ogni sua sfaccettatura: dalla cucina all’arte, alla moda. È un Paese con cui ci lega una storia d’amicizia e di relazioni millenaria”. Vien da chiedersi: a che prezzo?

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