Roma, 17 apr – Le evoluzioni geopolitiche mondiali sono spesso una fonte di approfondimento, dato che concedono la possibilità di osservare, analizzare e comprendere gli scenari che ci circondano e modificano i nostri stili di vita e le abitudini che ritenevamo assodate. Alleanze nuove e vecchie tra nazioni, rivalità mai realmente sopite tra imperi tornano prepotentemente ad occupare la scena internazionale, compatibilmente con un mondo che si giova di progressi veloci, ma al tempo subisce modifiche del proprio aspetto in un raggio di tempo piuttosto rapido.
L’epoca pandemica e la guerra in Ucraina ci trasmettono l’importanza e i vantaggi dell’autonomia nazionale, dato che facendo parte di una unione monetaria e burocratica come la Ue abbiamo e stiamo continuando a subire il peso del dirigismo e dell’accentramento del potere decisionale, nelle mani di Commissioni, Consigli e Parlamenti composti da esponenti di paesi spesso troppo differenti per trovare una sintesi politica efficace, che rispecchi e favorisca gli interessi individuali di ogni singolo stato.
La ritrovata autonomia decisionale del Regno Unito
Una premessa importante motivata da osservazioni fattuali, che ci spingono da tempo ad osservare realtà esterne al nostro contesto, con curiosità e interesse verso chi può giovarsi di autonomie decisionali per noi attualmente impensabili. Come spesso raccontato su queste colonne, il Regno Unito post Brexit funge da laboratorio di nuove realtà, avendo avuto il merito storico di abbattere il pregiudizio per cui l’abbandono dell’Unione europea sarebbe stato di fatto impossibile, pena un abisso irreversibile di drammi sociali ed economici.
Eppure, a distanza di anni dall’esito del referendum in UK, che sconvolse una larga fetta di opinione pubblica mondiale, il Regno Unito attraversa un momento positivo sul piano geopolitico, frutto di una ritrovata autonomia decisionale che le permette di evitare la stringente burocrazia dell’Unione europea e interpretare il ruolo di potenza mondiale, credibile per i propri alleati e temibile per gli avversari.
Cos’è la Global Britain
Il ritorno della Global Britain è frutto dell’attuazione del programma politico di Boris Johnson e dei conservatori britannici, al governo dopo il boom elettorale che gli ha regalato una larga maggioranza parlamentare a discapito dei Labouristi. Pertanto, nello scenario politico occidentale sin dal suo arrivo a Downing Street la figura di Johnson ha diviso l’opinione pubblica e promosso dibattiti, tra coloro che intravedono in lui un modello politico lungimirante e scaltro da seguire e chi resta scettico sulle sue capacità governative, contestandolo spesso in maniera aspra, come avvenuto nel corso della pandemia. Attualmente il premier britannico attraversa un periodo altalenante, essendo stato travolto dallo scandalo del Party Gate che nei prossimi mesi potrebbe metterne in discussione la leadership, ma al tempo stesso capace di ritagliarsi un ruolo da protagonista nel campo diplomatico durante il conflitto tra Russia ed Ucraina.
Boris Johnson ha intrapreso un percorso politico netto a difesa dell’Ucraina e del suo governo. A prescindere dalle opinioni personali in materia, è necessario osservare come tutto ciò sarebbe stato quantomeno complesso se Londra fosse rimasta ancorata ufficialmente alla Ue, anche in questa crisi incapace di muoversi all’unisono e apparire come una realtà politica credibile. Tra i principali osservatori italiani che raccontano le vicende britanniche e partoriscono analisi utili per osservatori ed analisti è prezioso menzionare Daniele Capezzone e Daniele Meloni: il primo di recente ha inaugurato una rubrica sul quotidiano La Verità, intitolata “Manica larga” e dedicata alle tematiche politiche del Regno Unito. Il secondo ha raccolto analisi, osservazioni e aneddoti nel suo testo Boris Johnson. L’ascesa del leader conservatore ed il Regno Unito post Brexit che può rappresentare un interessante fonte di approfondimento, scoperta e conoscenza per chi è intenzionato a comprendere maggiormente la realtà politica della Gran Bretagna e del suo caratteristico premier.
Tommaso Alessandro De Filippo
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