Scenari che non sembrano spaventare i nazionalisti scozzesi che parlano esplicitamente di “intimidazioni”, mentre una vecchia volpe provocatoria come Jim Silars, ex leader dello Scottisch National Party, ha dichiarato con tono caustico: “la British Petroleum imparerà il significato della parola nazionalizzazione”.
Ma vediamo nel dettaglio cosa accadrebbe realmente se vincesse il sì.
– Petrolio: il 90% del petrolio prodotto dalla Gran Bretagna, circa 1 milione di barili al giorno, è in acque territoriali scozzesi. Una risorsa enorme considerando che in Europa solo la Norvegia ne produce di più (circa 1,8 milioni) che secondo le stime degli indipendentisti garantirebbe entrate fiscali pari a 57 miliardi di sterline in quattro anni.
– Moneta: gli indipendentisti sono pronti a mantenere la sterlina, almeno per qualche anno, ma il governatore della Banca d’Inghilterra Mark Claney è stato lapidario: “un’unione monetaria è incompatibile con la sovranità scozzese”. Si aprirebbe quindi un bel problema per l’Ue.
– Forze armate: la prima bozza della Costituzione scozzese è già stata scritta, e già di per sé rispetto al common law anglosassone è una novità, e il disarmo nucleare occupa un intero capitolo. La rimozione degli armamenti per gli indipendentisti è una priorità per garantire la sovranità nazionale, per quanto Londra sostenga che uno spostamento implicherebbe costi elevatissimi e un difficile ricollocamento dei sottomarini. Intanto i nazionalisti di Edimburgo auspicano la costituzione di forze armate nazionali basate sugli attuali reggimenti scozzesi che fanno parte dell’esercito britannico.
-Parlamento: verrebbe chiaramente costituito un nuovo Parlamento e i 59 deputati scozzesi abbandonerebbero Westminster. Considerando che soltanto uno di questi è conservatore, sarebbe un duro colpo per i laburisti.
– Regina: stando sempre alla bozza costituzionale disponibile online la regina rimane il capo dello stato e i cittadini scozzesi restano cittadini europei. Elisabetta per dovere costituzionale è neutrale e al momento non si pronuncia, ma la sensazione è che questo sarà un argomento caldo nei prossimi mesi se appunto la Scozia dovesse proclamare l’indipendenza.
– Sanità: uno dei temi più caldi e arma utilizzata in particolare dai sostenitori del no che paventano disastri. Il problema sembra però non porsi, considerando che il Servizio Sanitario Nazionale è già gestito autonomamente da Edimburgo per quanto riguarda gli scozzesi.
– Unione europea: gli indipendentisti intendono rimanere nell’Ue. Nonostante le perplessità di Londra, il primo ministro Alex Salmond è sicuro:“la Scozia ha il 60 per cento delle riserve di petrolio e di gas d’Europa. Dubito che l’Ue farebbe a meno di noi”.
Eugenio Palazzini