Roma, 17 lug – Prosegue la commissione d’inchiesta per i fatti di Capitol Hill. Questa volta la commissione ha messo nel mirino il Secret Service, l’agenzia governativa americana responsabile della sicurezza del presidente degli Stati Uniti.

Il mistero dei messaggi scomparsi

Tutto girerebbe intorno ad alcuni messaggi datati fra il 5 e il 6 gennaio, dei quali però non ci sarebbe più traccia. La commissione d’inchiesta della Camera, incaricata di occuparsi dell’irruzione al Congresso dei manifestanti trumpiani il giorno dell’insediamento di Biden nel gennaio 2021, ha infatti emesso un ordine di comparizione in giudizio a carico del Secret Service per presentare e rendere disponibili i messaggi relativi a quel periodo di tempo, appunto il 5 e il 6 gennaio. Secondo la commissione quei messaggi potrebbero far luce su quanto successo e soprattutto sul comportamento dell’ex presidente Trump.

I messaggi cancellati per una normale procedura di ufficio

Tuttavia i messaggi in questione sono misteriosamente scomparsi. Il Dipartimento di Sicurezza Nazionale, il quale supervisiona il Secret Service, ha accusato l’agenzia di averli cancellati intenzionalmente dopo aver ricevuto la richiesta di renderli pubblici. Dal canto suo, il Secret Service si difende affermando che i messaggi sarebbero andati persi durante una sostituzione di dispositivi, cioè dopo aver rimpiazzato gli smartphone dove i messaggi erano archiviati. Un procedura che era stata programmata e avviata prima che arrivasse la richiesta di presentarli. In ogni casa, l’agenzia assicura che nessuno dei messaggi fosse rilevante per l’inchiesta in corso.

L’inchiesta su Capitol Hill e il futuro di Trump

Insomma, le zone d’ombra e i dubbi continuano a persistere. Trump aveva attaccato la legittimità della commissione d’inchiesta definendola una “parodia di giustizia” e una “caccia alle streghe”, nonostante il fatto che proprio sull’esito dell’inchiesta l’ex presidente si gioca tantissimo del suo futuro politico. Per l’accusa quella di Capitol Hill non sarebbe stata una manifestazione politica andata male, quanto piuttosto un vero e proprio tentativo di golpe al cui centro stava lo stesso Trump.

Michele Iozzino

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