Alla notizia hanno fatto seguito accuse e smentite da parte di Israele che ha dichiarato tramite un portavoce militare che “nessun velivolo è stato abbattuto nei cieli siriani”, confermando però il lancio da parte siriana di due razzi terra-aria definendolo un “episodio atipico”. Il colonnello Peter Lerner ha invece affermato che: “Due missili terra-aria sono stati lanciati dalla Siria dopo la missione condotta dalle forze israeliane nella notte contro delle posizioni dell’artiglieria siriana. La sicurezza dell’aviazione non è stata mai compromessa”. Sembrerebbe quindi che la pressione israeliana sul Golan non accenni a diminuire, con frequenti scambi di artiglieria con le forze armate siriane, a cui ora pero sarebbe stato fatto seguire anche un attacco aereo diretto.
Da Tel Aviv affermano che l’aviazione israeliana ha colpito una postazione di cannoni dell’esercito siriano come “rappresaglia” e per “tutelare” la sovranità di Israele e la sicurezza dei suoi cittadini, e per supportare l’azione dei coloni che negli anni hanno occupato le alture del Golan, ma da Damasco il comando delle forze armate ha chiarito invece che: “L’ attacco israeliano è stato portato in supporto dei gruppi terroristici armati e in un disperato tentativo di risollevare il morale deteriorato di questi ultimi dopo le gravi perdite subite nella zona di Quneitra”. L’escalation nella zona contesa rischia di assumere connotati critici e preoccupanti in relazione al potenziale bellico dei contendenti e alle ripercussioni regionali ed internazionali che scatenerebbe ma fa sopratutto pensare ad una strategia israeliana volta ad “infastidire” Damasco tuttora impegnata nella lotta alle formazioni terroristiche islamiste.
Alberto Palladino
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