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Ecco perché in Siria ora si rischia davvero la Terza Guerra mondiale

by La Redazione
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assad seaRoma, 14 feb – “Sulle rovine della guerra mondiale abbiamo costruito l’Europa perchè i principi erano chiari: abbiamo bisogno di una terza guerra mondiale per capirlo di nuovo?”. Una frase che fa un certo effetto perché a pronunciarla non è stato un opinionista o un parlamentare italiano in un dibattito tv, ma il primo ministro Dmitri Medvedev nel corso della conferenza di Monaco di giovedì scorso. Una situazione che rischia di degenerare ulteriormente, nonostante la telefonata distensiva tra Obama e Putin di oggi. Solo ieri infatti il Segretario di Stato americano John Kerry aveva minacciato l’invio di truppe di terra in Siria in caso i russi avessero proseguito con i bombardamenti contro le postazioni dei “ribelli moderati”, definizione cara al Corriere della Sera e a una certa stampa sempre allineata, o per meglio dire contro i jihadisti di Al Nusra e altre formazioni di estremisti islamici, per utilizzare un linguaggio leggermente più vicino alla realtà. In ogni caso l’idea americana, piuttosto pericolosa, di un’invasione di terra, vedrebbe in prima fila turchi e sauditi, come conferma il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu. “Nel caso si decidesse di seguire questa strategia Arabia Saudita e Turchia potrebbero partecipare ad un’operazione di terra. Per ora è solo un’ipotesi e non un piano preciso”.

Il ministro turco conferma in ogni caso l’arrivo di una squadra aerea saudita nella base turca di Incirlik, formalmente inviata per condurre operazioni di bombardamento contro l’Isis. “Per il momento l‘Arabia Saudita sta mandando degli aerei, ma potrebbe, se necessario, inviare i soldati per un’operazione di terra”. Il paravento della lotta all’Isis ormai non regge più, soprattutto dopo che le operazioni congiunte di russi e siriani hanno ottenuto dieci volte i risultati di tutta la coalizione internazionale messa insieme, per non parlare delle numerose conferme alle accuse contro Riad e Ankara di finanziare il Califfato. L’Arabia Saudita infatti non ci gira più nemmeno intorno, rispetto a quelle del suo omonimo ottomano le dichiarazioni del ministro degli Esteri saudita Adel Al Juberir (rilasciate alla Cnn, ndr), vanno dritte al punto: “Bashar al Assad è debole e pressoché finito, se non se ne andrà grazie ad un negoziato verrà messo da parte con la forza“. La realtà dei fatti è che Assad non è finito, anzi, da quando all’esercito arabo siriano si sono aggiunti i russi con i bombardamenti e il supporto logistico l’Isis e gli altri gruppi jihadisti stanno perdendo terreno.

salman arabia saudita

Re Salman dell’Arabia Saudita

Come riporta una nota diffusa ieri dell’intelligence tedesca, “l’intervento della Russia ha portato ad una svolta decisiva e irreversibile a favore di Damasco”, specificando che quando gli uomini fedeli ad Assad avranno “ripreso il controllo delle regioni occidentali del Paese, le operazioni potranno continuare nelle regioni orientali della Siria”. Non è infatti un segreto che l’esercito siriano unito all’aviazione russa stia marciando su Aleppo e che in breve tempo la più popolosa città della Siria, la “capitale del nord”, potrebbe tornare sotto il controllo di Damasco. A quel punto la vittoria potrebbe essere ormai irreversibilmente nelle mani del legittimo governo siriano ed è per questo che le minacce e l’attivismo di Washington e dei suoi alleati, Turchia e Arabia Saudita, si fanno più stringenti. La situazione in ogni caso è davvero complessa, come dimostrano i bombardamenti di Ankara di ieri contro le postazioni dei curdi dell’Ypg, che hanno suscitato la dura condanna da parte del governo francese. Al tempo stesso Damasco ha denunciato l’attacco dell’artiglieria turca in territorio siriano, tanto da chidere all’Onu una “condanna per i ripetuti crimini turchi e gli attacchi contro il popolo siriano e l’integrità territoriale della Siria”.

Nel frattempo anche l’Iran, storico alleato di Damasco, si è pronunciato rispetto alle minacce saudite di un intervento di terra, attraverso le parole del vice capo di Stato Maggiore, Masoud Jazayeri: “Non lasceremo che la situazione in Siria vada come vogliono le nazioni ribelli, prenderemo le misure necessario in tempo. L’Arabia Saudita ha utilizzato tutto ciò che aveva a disposizione in Siria e ha fallito, non solo lì ma anche in Yemen”. Insomma lo scenario rischia di diventare tragicamente imprevedibile, con la possibilità che le incursioni non autorizzate di aerei turchi e sauditi in Siria trovino l’opposizione degli aerei e dei missili russi, per non parlare della possibilità di uno scontro diretto tra le forze di terra dei due alleati di Washington con le milizie di Hezbollah o con i pasdaran iraniani. Chissà se tutto quanto si risolverà diplomaticamente in breve tempo. In caso contrario, parlare di “terza guerra mondiale” potrebbe non essere più una roba da film e romanzi.

Davide Di Stefano

 

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achille 14 Febbraio 2016 - 9:06

Aver messo la Turchia nella Nato è stato uno sbaglio di rilevanza storica. Fanno gli spavaldi sapendo di avere la spalle coperte. Ma credo che stanno facendo un errore di valutazione.Nessuno degli Europei andrà a combattere per difendere i Turchi. Per quel che mi riguarda possono tranquillamente ad andare a farsi ammazzare dai Russi che non muoverò neanche un dito!!!

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rino 15 Febbraio 2016 - 9:52

La Turchia di Erdogan ha permesso che tutto questo schifo di guerra iniziasse. Fino a qualche anno fa la Turchia era abbastanza critica con l’occidente ed era in buoni rapporti con l’Iran. Poi qualcuno evidentemente gli ha fatto balenare in testa l’idea che se avesse partecipato alla spoliazione della Siria avrebbe guadagnato qcs sia in termini di nazione che in termini di ricchezza personale (vedi traffico di petrolio rubato gestito dal figlio del presidente): et voilà, l’avidità ha avuto ragione.
Senza l’apertura dei turchi che dal proprio confine a sud fanno passare di tutto, questa guerra non sarebbe neppure cominciata: Erdogan, traditore e complice delle trame massoniche.

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Oriundo 19 Febbraio 2016 - 8:52

Pensate che adesso vogliono farla entrare con rapidità nell’EU: il nostro ( si fa per dire ) Pres. della Rep. ha dato il suo autorevole ( si fa per dire ) ed autonomo ( si rifà per dire ) parere positivo ( si fa per dire ). Ma li conosce i turchi o no ? Legge i giornali o solo le veline dei servizi ?

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