Pretoria, 26 lugl.Il Sudafrica dell’ANC, dopo vent’anni, si ricorda di avere anche dei cittadini bianchi.
E’ di pochi giorni fa la notizia che a fine Agosto il presidente Zuma incontrerà Andries Breytenbach, leader del Boer-Afrikaner Volksraad, organizzazione che da anni si batte per ottenere nell’immenso stato sudafricano un lembo di terra da poter chiamare casa senza rischiare di essere uccisi a colpi di machete o costretti a vedere le proprie figlie stuprate in salotto.
“Il popolo boero è un popolo ben identificabile, abbiamo combattuto senza sosta negli ultimi 200 anni per la nostra indipendenza” ha affermato Breytenbach in conferenza stampa; “ vediamo l’intenzione del governo di dialogare con noi in modo positivo.” Il dialogo verterà sulla possibilità e le eventuali modalità con cui i Boeri potranno godere della possibilità di autodeterminarsi. Il portavoce del Volksraad non esclude che ci sarà una votazione tra i Boeri per decidere se richiedere o meno l’indipendenza. “ Vogliamo uno stato nostro, dove ci possiamo gestire”, continua Breytenbach, “siamo una minoranza che non conta nulla e senza alcun peso rispetto alla direzione politica che il Sudafrica sta prendendo (…) Se ottenessimo un territorio nostro saremmo un fattore stabilizzante per l’intera Africa australe”.
E’ un dato di fatto che un Paese che ha ininterrottamente per vent’anni ha al potere lo stesso partito non è propriamente democratico, o quanto meno non dà a tutti i suoi cittadini la possibilità di far sentire la propria voce. Lo stesso De Klerk, Nobel per la pace con Mandela, ultimo presidente bianco e fautore della fine dell’Apartheid, ha recentemente ammesso, come riportato anche da questo giornale, che dalla fine dell’Apartheid sono state emesse leggi chiaramente discriminatorie (come il BEE Act) nei confronti dei cittadini bianchi.
Il mito della “rainbow nation” si è rivelato ben presto per una farsa. Il Sudafrica di Mandela è infatti da anni oggetto di attenzione da parte degli osservatori sul genocidio di mezzo mondo, a causa dell’altissima percentuale di attacchi e omicidi nelle isolate farms del centro e nord del Paese. Tale situazione ha già portato i Boeri a creare delle comunità in cui vivere insieme e potersi difendere, come ad esempio Orania. Se si ottenesse l’indipendenza non si farebbe altro che ratificare uno status quo in parte già esistente.
Nessuna “rainbow nation” dunque, ma un popolo braccato che per la sua stessa sopravvivenza vuole l’indipendenza. E che forse è sulla strada per ottenerla.
Valentino Tocci