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Svezia, un mese di ordinaria criminalità migrante

by Giuseppe Maneggio
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svezia, immigrati Stoccolma, 12 lug – La Svezia si è da sempre considerata una società tollerante, progressista ed equa. Ma la mancanza di un vero dibattito sull’immigrazione ha creato esclusione e incomprensione mettendo definitivamente in crisi lo stesso stato sociale. Le diseguaglianze sono aumentate più che altrove in Europa. Secondo l’Ocse la Svezia è il paese dove la povertà relativa è cresciuta di più dal 1995 (dal 4 per cento al 9 per cento della popolazione). Ogni anno il paese scandinavo rilascia un numero sempre più grande di permessi di soggiorno. Fra i rifugiati si contano soprattutto siriani, somali, iracheni e rom. In alcuni quartieri della capitale l’80 per cento dei residenti sono immigrati di prima o seconda generazione e il 50 per cento sono disoccupati, rispetto all’8 per cento della media svedese. Un immigrato su quattro abbandona la scuola prima del tempo. Il tre per cento dei bambini svedesi è povero, rispetto al 40 per cento dei figli di immigrati.

E’ normale che di fronte a questi incontrovertibili dati sia cresciuta anche la rabbia mutata in criminalità giunta a livelli inauditi per un paese che fino a qualche lustro fa vantava record su record in fatto di ordine pubblico. Qualche settimana fa il Gatestone Institute, che è un think tank internazionale con sede a New York, ha pubblicato un resoconto di un mese di ordinaria criminalità migrante in Svezia. Sono stati presi in esame soltanto i casi più eclatanti e rappresentano meno di un quarto di quanto normalmente viene riportato nei fatti di cronaca locale. Il tutto ovviamente è fondato su dati ufficiali della polizia e dei tribunali svedesi.

La Corte suprema svedese dovrà decidere a breve della sorte di Karim Ageri, se espellerlo dal paese o meno dopo che l’immigrato algerino ha accoltellato una ragazza svedese di 16 anni che di era rifiutata di fare sesso con lui. Il fatto risale al 10 novembre dello scorso anno, quando due ragazze svedesi visitarono come volontarie un centro profughi per minori non accompagnati nei sobborghi di Stoccolma. Karim Ageri, il quale ha dichiarato di avere 16 anni, ha palpeggiato una della due, la quale si è arrampicata per uscire da una finestra e sfuggirgli: Ageri l’ha seguita e, una volta aggiunta, l’ha colpita due volte sul viso con un coltello.

Il 9 maggio un cittadino iracheno di 22 anni, Hosar Mahmood è stato condannato per la seconda volta per stupro, questa volta di una degente di un ospedale. La prima volta fu nel 2013, quando penetrò in un appartamento, picchiò selvaggiamente il proprietario e violentò la figlia. Per quel crimine fu condannato a quattro anni di prigione per stupro aggravato ma fu rilasciato dopo aver scontato due terzi della pena, come accade quasi sempre nella “civilissima” Svezia. Questa volta la sentenza è stata più leggera, 2 anni e 2 mesi, passati i quali non sarà espulso dal Paese, visto che la corte ha sottolineato come goda di un permesso di soggiorno permanente rilasciato prima dei suoi 15 anni. In effetti, certe risorse è un peccato mortale farsele sfuggire.

Il 17 maggio un richiedente asilo di 30 anni di origine araba è stato condannato per maltrattamenti dopo aver percosso con la cintura la moglie davanti al figlio di 6 anni in un centro profughi sull’isola di Öland. Il pestaggio è proseguito fino a quando quattro membri dello staff sono intervenuti per fermarlo. Pena comminata? Cento ore di servizi sociali.
Nel medesimo giorno al liceo Osbecksgymnasiet di Laholm, la preside ha deciso di assumere staff extra per proteggere le studentesse dalle avances sessuali inappropriate che subivano giornalmente. I genitori delle ragazze hanno denunciato che, tra l’altro, “sono bersaglio di abusi verbali in altre lingue e di fotografie prese di nascosto”.

Il 18 maggio la polizia svedese ha pubblicato un report dal titolo “L’attuale situazione riguardo gli assalti sessuali e proposte per agire” (Lägesbild över sexuella ofredanden samt förslag till åtgärder) nel quale si nota come la Svezia sia al top delle statistiche europee per violenza fisica e sessuale sulle donne, per le molestie e per lo stalking. Il report, cifre alla mano, sottolinea come inequivocabilmente la maggior parte di questi crimini sia compiuta da giovani richiedenti asilo e stranieri in genere.

Il 20 maggio quattro ragazzi marocchini, presenti sul suolo svedese in maniera clandestina, e dediti al taccheggio di strada hanno deciso di fare il salto di qualità, penetrando nell’appartamento di una vedova 87enne che hanno picchiato fino a farla svenire e a cui sono state spezzate le dite nel tentativo di rubarle gli anelli che indossava. I quattro sono stati arrestati grazie ai filmati delle telecamere di sorveglianza: uno di loro è stato condannato a 5 anni di detenzione e poi espulsione, un altro è finito in riformatorio per un anno e quattro mesi, mentre gli altri due, essendo minori di 15 anni, hanno ricevuto una bella pacca sulla spalla e sono liberi.

Il 27 maggio il governo svedese, composto da una coalizione socialdemocratica e verde, insomma pro immigrazione, ha deciso che che gli immigrati non accompagnati che arriveranno nel paese scandinavo potranno scavalcare chi è già in graduatoria per le scuole indipendenti, soprattutto quelle molto frequentate. Insomma, ragazzini svedesi che aspettano da tempo, dovranno far posto ad afghani e marocchini.

Infine il 31 maggio, un cittadino svedese, Uffe Rustan, con due figli a carico, ha ricevuto l’intimazione di sfratto immediato dalla casa popolare in cui vive, poiché questa è stata assegnata dal comune a una famiglia di migranti. Il fatto è stato denunciato dallo stesso uomo ad un giornale locale.

Chissà se Fassino è avrà letto questo documento prima di proferire pubblicamente i suoi timori sugli eccessi di una politica immigratoria senza regole. Certo è che i risultati raggiunti in Svezia dovrebbero indurci a più di una riflessione.

Giuseppe Maneggio

 

 

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2 comments

Paolo Insanity 14 Luglio 2016 - 1:08

Dovremmo svegliarci noi!!!
Dato che governo e istituzioni non fanno nulla, dovremmo essere noi a ributtarli in mare… senza la comodità dei barconi. E quando i signori della politica perbenista si presentano (come a Fermo) con occhi rossi e cappello in mano… dovremmo buttare a mare anche loro. Che siano solidali fino alla fine con la sorte dei loro amati immigrati.

E non venitemi a fare la solita morale che gli italiani in passato sono andati ovunque, perché, seppur vero, siamo stati accolti a scarpate, cinghiate e quarantene (perché portatori delle peggiori malattie).

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Ermanno borgo 19 Febbraio 2017 - 8:49

E’ vergognoso che i nostri politici continuino a litigare per le poltrone , per il potere,per continuare democraticamente rubare ma loro ormai questa vergogna non la sentono piu’. Siamo noi che ci dobbiamo svegliare,e anche nel problema migranti non se ne puo’ piu. Cosa aspettiamo a cacciarli via tutti assieme ai nostri politici incapaci .Forse e’ meglio aspettare cosi ci caschera’ un bel mattone in testa ,e allora sara’ troppo tardi. la situazione disastrosa svedese e’ alle nostre porte (colpa nostra l’abbiamo voluta noi)

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