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La Svezia: “Avremo migliaia di morti ma per ora non limitiamo libertà”. Ma sarà proprio così?

by Cristina Gauri
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Svezia integrazione

Roma, 6 apr – Il Coronavirus farà la sua esplosione anche in Svezia, i morti – a migliaia – ci saranno anche lì. Ma Stoccolma non pare intenzionata a varare misure restrittive per contrastare l’emergenza. Lo ha dichiarato il premier Stefan Löfven in un’intervista: «Prepariamoci a migliaia di morti», rivolgendosi al quotidiano Dagens Nyheter,e  ricordando ai suoi conterranei che «è importante avere disciplina», perché la crisi non è destinata a dissolversi nell’immediato.

Linea morbida

Il leader socialdemocratico insiste sulla linea morbida, che fa perno sul presunto senso di responsabilità dei cittadini svedesi: bar, ristoranti, uffici e servizi aperti, divieto di assembramento per gruppi formati da più di 50 persone, e rinvio delle manifestazioni sportive. «Ognuno decide come procedere per il distanziamento sociale e per rafforzare il sistema sanitario», ha aggiunto: «Noi lo facciamo in un modo diverso. Certe volte dipende anche dal fatto che siamo in una fase diversa». Un approccio che ha suscitato parecchie critiche e dubbi e che comincia a mostrare i suoi limiti: nell’ultima settimana i casi positivi accertati nell’area di Stoccolma sono raddoppiati arrivando ai nuovi 225 contagi di ieri; sono ormai 6.443 i pazienti infetti, di cui 520 in terapia intensiva, e 373 morti. 

Il governo socialdemocratico ha chiesto maggiori poteri nel caso si rendesse necessaria una chiusura temporanea di aeroporti, parte del trasporto pubblico, negozi e bar. I moderati invece si sono opposti ed è probabile che il Parlamento manterrà l’ultima parola sulle eventuali restrizioni.

In un’intervista al Corriere della Sera, il direttore dell’Agenzia di sanità pubblica svedese Tegnell aveva recentemente spiegato perché la Svezia non è propensa a limitare le libertà personali: «Voi fate come se l’epidemia possa scomparire nel giro di qualche settimana, o al massimo mese. Noi invece stiamo solo cercando di rallentarla, perché crediamo che questa malattia non se ne andrà così presto, e dovremo conviverci a lungo. Almeno fino all’introduzione di un vaccino, e questo richiederà anni. Anche la Corea del Sud, che è riuscita per ora a contenerla, si prepara a un suo ritorno». La parola d’ordine – anche se non si può pronunciare pubblicamente – è quindi una sola, anzi tre: immunità di gregge. «È importante avere una politica che può essere sostenuta per un periodo più lungo, il che significa rimanere a casa se si è malati – ha detto recentemente – Il blocco delle persone a casa non funzionerà a lungo termine. Prima o poi le persone usciranno comunque».

L’allarme da Stoccolma

Ed è proprio dalla Svezia che ieri è arrivato il grido d’allarme, raccolto sulle pagine di Tpi, di due preoccupatissimi cittadini italiani emigrati a Stoccolma: «Qui è tutto delegato alla responsabilità individuale. Siamo molto preoccupati. Se non dovesse cambiare la situazione, corriamo un rischio enorme. Crediamo che stiano davvero sottovalutando il problema», raccontano. «Qui non ci sono restrizioni. Solo raccomandazioni come quella di lavarsi bene le mani o evitare i luoghi affollati. C’è solo un divieto in vigore che è quello di assembramento per più di 50 persone, prima di venerdì scorso era addirittura fino a 500. Solo le università sono state chiuse e le scuole con studenti dai 16 anni in su. Quindi le scuole primarie per intenderci sono ancora aperte», spiegano i due, che stigmatizzano l’approccio svedese definendolo «vergognoso, ma anche spietato, degno atteggiamento di una società giovane, viziata ed egoista». E’ insomma chiaro a tutti che vi saranno delle morti, moltissime. Ma è il prezzo da pagare per non fermare l’economia. «Lo stato svedese ha deciso di sacrificare la parte più fragile della società, gli anziani e i malati, in nome del profitto. Ormai sono troppo legati al proprio ricco stile di vita che non può essere turbato», concludono.

Cristina Gauri

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6 comments

rino 6 Aprile 2020 - 2:04

Sulla diatriba tra “restate a casa” e “immunità di gregge” la parola finale spetterà quando la musica smetterà di suonare. E non è detto che gli immunitaristi abbiano torto..

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Fabio Crociato 6 Aprile 2020 - 2:06

La verità salterà fuori prima o poi, prepotente, con tutti i dati di comparazione nazionali a confronto… Solo a quel punto sapremo se oltre ai ricordi tipo Saab e la splendida Stoccolma, la Svezia ha addirittura girato la boa… Sarebbe una sorpresa non da poco.

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blackwater 6 Aprile 2020 - 2:06

al di là dello scenario svedese,che peraltro sarà OBBLIGATORIO fare nostro a meno di non pensare davvero che si possa stare blindati in casa fino a quando il virus non sarà più in circolo….

questo episodio dell’Italiano preoccupatissimo,insegna che l’immigrazione è sempre SBAGLIATA ivi compresa quella italiana all’estero;

tradotto,finchè tutto va bene e puoi contare su stipendi,benefit e welfare del Paese ospitante,puoi anche fare finta di essere “svedese” “giapponese” o venusiano,ma appena butta male sei il primo pronto ad abbandonarlo come un topo sulla barca che affonda.

grande lezione.

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Evar 6 Aprile 2020 - 3:38

Pensare che la salute sia un diritto, questo è abominevole. Casomai è una legittima aspettativa.
Grande Svezia, speriamo non cali le braghe pure lei.

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loris 6 Aprile 2020 - 3:39

l’altro giorno sul corriere della sera c’era un articolo dove gli svedesi ci prendevano un po’ in giro per le misure eccessive che abbiamo preso bollandoci come catastrofisti. Finirà come con l’immigrazione, cioè che avranno le fette di prosciutto sugli occhi finchè non si troveranno nella mer… fino al collo?

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