Ringraziandolo per la premura, ci chiediamo in quale modo il bombardamento di una scuola a San’a potrebbe salvare l’Europa da un attentato terroristico, ma l’ineffabile ministro ha una risposta netta: intervenendo nello Yemen, i Sauditi colpiscono la potenziale crescita di gruppi quali Al Qaeda e Isis, che al momento sono i principali attori del terrorismo internazionale. E qui, mentre un lettore totalmente digiuno di qualsivoglia nozione di Medio Oriente potrebbe anche annuire compiaciuto, chiunque sappia che i due gruppi terroristici citati sono di adamantina appartenenza sunnita, ovvero i più acerrimi rivali degli Sciiti, dovrebbe sobbalzare sulla sedia, o scoppiare a ridere. Perchè la teoria di Al Jubeir fa acqua da tutte le parti, visto che, se fosse vera, qualcuno dovrebbe spiegargli che i suoi stanno bombardando dalla parte sbagliata, e dovrebbero rivolgersi verso le basi di Al Qaeda e Stato Islamico, che stanno dalla parte opposta del martoriato Yemen. A quel punto, la stessa anima buona potrebbe anche spiegargli che, evidentemente confusi, i sauditi finanziano da anni lo stesso Isis in Iraq e in Siria – cosa talmente risaputa presso le cancellerie arabe, e occidentali da non essere nemmeno più oggetto di inchiesta. A finanziare quegli altri, ossia Al Qaeda, ci pensa invece l’emiro del Qatar, probabilmente un po’ confuso anche lui. Per aggiungere malintesi a malintesi, il ministro saudita si lancia in un’invettiva contro il Presidente siriano Assad, cioè quello che più di tutti ha combattuto contro Isis e Al Qaeda, nella sua filiale di Jabhat Al Nusra. Che oggi ha cambiato nome, per esigenze di marketing, ma ha mantenuto tutto il resto. E chiude accusando l’Iran, l’arcinemico sciita, di ogni nefandezza possibile. Usando più o meno gli stessi toni e gli stessi argomenti che usano abitualmente Isis e Al Qaeda nei loro sproloqui contro Teheran.
Profondamente grati all’Arabia Saudita per tanto altruismo, inviteremmo Al Jubeir a non preoccuparsi di noialtri, e a pensare esclusivamente al suo Paese, che non è nemmeno in grado di pagare lo stipendio ai lavoratori stranieri che si spaccano la schiena per la grandezza del Regno di Saud e che da mesi non vengono pagati, tanto da costringere i loro paesi d’origine (India e Pakistan in primis) a mandare nel deserto arabico derrate alimentari per i connazionali, per evitare di farli morire di fame. E già che c’è, caro ministro, pensi ai diecimila morti che l’intervento saudita nello Yemen ha causa in pochi mesi. E al fatto che nonostante una disparità militare da far invidia a Davide e Golia, i ribelli sciiti non sono arretrati di un metro, entrando anzi diverse volte in territorio saudita. Probabilmente, pensiamo, per ricambiare la cortesia. E non si preoccupi, signor ministro, perchè tanto il suo collega inglese, Boris Johnson, ha già detto che non è vero che le armi vendute a Riyad poi finiscano su obiettivi civili yemeniti – sappiamo tutti che solo Assad bombarda un po’ per noia, un po’ per diletto scuole, asili nido, ospedali e parchi giochi – e comunque gli altri vostri amici, quelli d’oltreoceano con cui avete litigato un po’, sono pronti a fare pace, proponendosi di vendervi 115 miliardi di dollari di armi, per rimpolpare quell’arsenale che, con i Kalashnikov e qualche RPG, gli Sciiti vi stanno facendo a pezzi.
Mattia Pase
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