La situazione emersa è tutt’altro che rosea. Il giorno prima sono infatti stati arrestati 17 tibetani della prefettura del Nagchu nella Regione Autonoma del Tibet èper aver richiesto la liberazione dello scrittore Tsultrim Gyaltsen e del suo amico Yougyal. I due sono stati infatti arrestati durante un raid notturno per attività separatiste e disturbo della stabilità sociale.
Questi arresti sono inquadrati in una serie di azioni repressive che il governo cinese sta mattendo in atto per indottrinare e “ri-educare” la popolazione in favore del Chinese Communist Party.
La situazione nella regione rimane tesa, il 6 ottobre la polizia ha aperto il fuoco sui dimostranti causando più di 60 feriti nella città di Dathang dove gli abitanti sono stati obbligati ad esporre la bandiera della Repubblica Popolare Cinese.
“Questi ultimi incidenti dimostrano che le autorità cinesi non hanno fatto nullo per evitare l’uso eccessivo della forza o per incrementare il rispetto dei diritti dei tibetani” ha affermato Corinna-Barbara Francis, ricercatrice per la China di Amnesty International – “La situazione rimane tesa in tutta la regione tibetana, le autorità cinesi continuano imperterrite a negare ogni basilare diritto umano dei tibetani. Questi trattamenti umilianti devono finire”.
Cesare Dragandana
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