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Lombardia, Confcommercio contro grandi stabilimenti: riducono i posti di lavoro

by Emmanuel Raffaele
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ikeaRoma, 13 nov – L’associazione di commercianti ci tiene a chiarire: «non è una battaglia dei piccoli contro i grandi». Eppure i contenuti del documento [1]presentato in conferenza stampa da Confcommercio Lombardia parlano chiaro: piccoli e medi imprenditori non vogliono la costruzione del nuovo stabilimento Ikea, che dovrebbe sorgere tra Varese e Milano. Tra le ragioni, l’erosione di posti di lavoro stabile a vantaggio di un numero molto inferiore di assunzioni flessibili.

Infatti, sarebbero oltre mille i posti di lavoro che il centro porterebbe via per un totale di nuovi assunti che si attesterebbe invece alle 841 unità, con conseguente instabilità occupazionale e, in ogni caso, un saldo negativo di oltre duecento lavoratori in meno. A farne le spese, non solo i più piccoli, ma anche la distribuzione non alimentare del territorio circostante, che perderebbe il 15,2% degli occupati.

Un impatto economico predatorio, dunque, su tutta la provincia di Varese ma anche nelle province di Como, Milano e Novara dove – segnala sempre l’associazione di categoria – sono già presenti altre tredici grandi strutture di vendita che saturano il mercato.

Ma non è tutto, secondo Paolo Ferrè, presidente Confcommercio di Legnano: «Bisogna ragionare sulle conseguenze: stiamo desertificando i paesi. Tutto si sposta in periferia e il centro si spopola. Questo vuole dire meno servizi per i cittadini, soprattutto le fasce più deboli, meno controllo del territorio e meno sicurezza».

Una questione molto più che locale, considerate le dichiarazioni conclusive di Ferré, che analizza anche il tipo di problemi occupazionali generato dai grandi centri: «Sul piatto della bilancia non sono mai considerati gli imprenditori, magari piccoli commercianti o artigiani, che devono abbandonare la loro attività. Senza contare che i posti di lavoro persi, nella maggior parte dei casi, sono a tempo indeterminato, mentre Ikea genera soprattutto occupazione precaria».

Oltre al congestionamento della rete stradale, tra le ragioni del no anche la cannibalizzazione di suolo agricolo: 1,8 ettari di terreno che ogni giorno vengono “urbanizzati” e sottratti alle coltivazioni, ciò che il nuovo stabilimento certamente non limiterà con i suoi 74mila metri quadrati di superficie da impiegare.

Emmanuel Raffaele


 

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