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Trump riapre ai rifugiati. Anzi no

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Washington, 25 ott – Trump fa marcia indietro e riammette i rifugiati. Dopo quattro mesi di sospensione, e alla scadenza del Travel Ban, gli Stati Uniti hanno deciso di riaprire le porte ai quanti chiedono protezione, anche se le regole sono più severe e restrittive di prima. Restano esclusi i cittadini di 11 Paesi definiti “ad alto rischio”. Il decreto sostituisce il bando varato quattro mesi fa e scaduto alla mezzanotte di oggi che vietava l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di Somalia, Corea del Nord, Ciad, Yemen, Libia, Iran, Siria e Venezuela.

Non si sa quali siano i Paesi contenuti nella black list di cui si è parlato ieri, l’Amministrazione Trump ha fatto un generico riferimento a una precedente lista, stilata nel 2015 da Obama, nella quale venivano segnalate le nazionalità che potevano mettere a rischio la sicurezza nazionale. Tutti Paesi musulmani – Egitto, Iran, Iraq, Libia, Mali, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Siria e Yemen – con in più la Corea del Nord.

Di certo si è saputo che per quanti arrivano da questi luoghi sono previste procedure più lunghe e dettagliate, e prima di accorare la richiesta di accoglienza l’America esaminerà dati personali, informazioni sulla famiglia, la loro presenza sui social network, le frequentazioni, i luoghi di lavoro e tutto ciò che sarà ritenuto rilevante ai fini della sicurezza. In alcuni casi l’esame delle domande potrebbe richiedere anni di lavoro, poiché si prevedono scambi di informazioni tra le varie agenzie federali e l’invio di agenti anti-frode all’estero per verifiche sul posto. Tutto deve concorrere a dimostrare che chi vuole trasferirsi negli Stati Uniti chiede di essere ammesso sul suolo americano nell’interesse nazionale.

Quella contro i rifugiati è una delle tante battaglie di Donald Trump in veste di presidente degli Stati Uniti, e uno dei temi più discussi nel corso della sua campagna elettorale. La Casa Bianca infatti, ha recentemente approvato un decreto nel quale è previsto che nell’anno fiscale cominciato il primo ottobre è stato posto il tetto massimo all’accoglienza dei rifugiati: 45mila. Se questo dato verrà rispettato, sarà il livello più basso di immigrati ammessi nel Paese dal 2006, quando Washington accolse 41.223 stranieri.

Anna Pedri

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