Home » Trump vicino all’accordo: armi per 100 miliardi all’Arabia Saudita

Trump vicino all’accordo: armi per 100 miliardi all’Arabia Saudita

by Emmanuel Raffaele
0 commento

 

trump arabia saudita armiWashington, 13 mag – Sarà Riyad, la capitale dell’Arabia Saudita, la prima tappa del primo viaggio diplomatico del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, prima di approdare in Israele, a Gerusalemme, e poi anche in Italia, a Taormina, per il G7. Il prossimo 21 maggio, infatti, l’esponente repubblicano parteciperà ad un vertice nel quale saranno presenti, oltre ai rappresentanti del governo saudita, anche quelli di diversi paesi arabo-islamici: i presidenti di Tunisia, Yemen e Sudan (quest’ultimo ricercato per Crimini di guerra dalla Corte penale internazionale), i re di Marocco e Giordania, il primo ministro iracheno ed altri esponenti di primo piano di Algeria, Niger, Turchia, Pakistan. “Crediamo che rafforzerà la cooperazione tra Stati Uniti e Paesi arabi e islamici nella lotta al terrorismo e all’estremismo”, ha dichiarato il Ministro degli Esteri saudita Adel al-Jubeir. Ma, più che di cooperazione, con ogni probabilità Usa ed Arabia Saudita parleranno di affari, nello specifico di armi, tante armi che potrebbero giungere nel golfo persico grazie al neoeletto Trump.

In pochi, del resto, avrebbero potuto prendere seriamente la dichiarazione sul terrorismo, dal momento che proprio il Paese ospitante è tra i principali accusati per il finanziamento dei terroristi, essendo peraltro la patria del wahabismo, una delle correnti più estreme dell’Islam. L’Arabia Saudita – una monarchia assoluta, tra i pochi paesi al mondo privi di un parlamento ed in cui per essere cittadini bisogna obbligatoriamente essere musulmani (senza contare il divieto di guida per le donne, ecc.) – non è certamente un campione di democrazia e diritti quale intende presentarsi l’alleato d’oltreoceano. Ma su questo e tant’altro (compresa la provenienza di quasi la totalità degli attentatori dell’11 settembre), i governi a stelle e strisce hanno volentieri da sempre chiuso un occhio in nome degli affari. E Donald Trump, che peraltro vanta anche investimenti privati nel Paese, in perfetta continuità col passato, non sembra far assolutamente eccezione, nonostante nel corso della sua stessa campagna elettorale abbia più volte accusato proprio l’Arabia Saudita di finanziare il terrorismo e di esser dietro l’11 settembre. I soldi non hanno ideologia, tant’è che i sauditi, per la corsa delle presidenziali, avevano donato alla campagna della favoritissima Hillary Clinton una cifra che va dai 10 ai 25 milioni di dollari. D’altra parte, era stato lo stesso predecessore democratico Obama ad effettuare una vendita di armi record all’Arabia Saudita, per un totale di 100 miliardi di dollari. Ma, dopo le pressioni a causa delle migliaia di morti civili causate dall’aggressione nei confronti dello Yemen e la conseguente diminuzione del sostegno militare (e lo stop ad una fornitura di proiettili a guida laser per 390 milioni) e dopo l’accordo sul nucleare iraniano, è stata proprio la nuova amministrazione Trump a rinsaldare i rapporti, grazie all’ri-inasprimento dei toni nei confronti dell’Iran e, appunto, alla ripresa della vendita di armi.

Prima un mini accordo da 545 milioni di dollari per un sistema aereo di pattugliamento dei confini e adesso, soprattutto, una mega fornitura in arrivo. Mentre “l’Arabia Saudita è infatti pronta a investire 40 miliardi di dollari negli Usa”, spiega ‘Avvenire’, “il presidente americano (o chi per lui) sta trattando un affare da ben cento miliardi di dollari. A riportare la notizia è, tra gli altri, l’inglese “Independent”, citando una fonte di rilievo interna alla Casa Bianca che avrebbe riferito tutto a Reuters. La fonte, aggiunge il quotidiano (ormai) online britannico, “ha riferito che la fornitura di armi potrebbe finire per superare i 300 miliardi in un decennio per aiutare l’Arabia Saudita a rafforzare le sue capacità difensive”. Le trattative sarebbero nelle fasi conclusive ed è possibile che proprio nel corso della visita del prossimo 21 maggio ci sarà l’ufficializzazione. L’accordo sarà utile a livello economico e, al tempo stesso, non danneggerà in alcun modo il fedele alleato Israele, assicura prontamente il funzionario.

Emmanuel Raffaele

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati