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Tutti contro Trump, ma gli Usa sono spaccati in due dalla spocchia progressista

by Lorenzo Zuppini
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Trump, Usa

Roma, 7 gen – Ciò che non possiamo perdonare a Donald Trump è di aver dato la possibilità ai comunisti di ergersi, ancora una volta, a difesa della democrazia e della libertà. Già, proprio loro, e vien da ridere. Le scene incredibili e folcloristiche che sono arrivate da Washington per molte ore hanno innanzitutto evidenziato come la democrazia non sia solo un concetto rosa, carino e divertente da sbandierare per ergersi a cittadini modello. Piuttosto si tratta di un compromesso per la convivenza che prevede, al suo interno, momenti di scontri, fasi di collisione anche tragiche, ma soprattutto una convivenza perenne con il concetto di libertà i cui limiti non sono facilmente tracciabili.

Negli Stati Uniti questo lo sanno bene. Oggi, in questa parte di occidente, ci meravigliamo e ci indigniamo per quanto accaduto ieri sera al Campidoglio americano. Siamo ridicoli perché gli Stati Uniti basano la propria democrazia proprio su questo punto, ossia sull’equilibrio paritario che vi è tra cittadini e potere politico. Guardate un film di Clint Eastwood e lo capirete. Buttate un occhio sugli ultimi mesi di vita americana, con i Black lives matter e gli Antifa lasciati liberi per lungo tempo di manifestare anche impugnando armi, sino a dare la caccia a coloro che ritenevano nemici.

Trump e gli Usa spaccati

Ripensate a quei tipi barbuti, presumibilmente di destra e non di sinistra, che, dopo le prime misure restrittive firmate da The Donald per arginare la pandemia, sono scesi in strada armati sino ai denti mandando il messaggio che un certo limite il potere non può oltrepassarlo. Negli Usa è così, l’Italia assiste a tutto questo con sgomento perché pensiamo sinceramente che il buon cittadino debba, alla fin fine, piegarsi qualsiasi cosa venga decisa. Dall’altra parte dell’oceano il paradigma è esattamente al contrario.

Ieri non è stato tentato un colpo di Stato, a meno che non si voglia definire abile stratega militare quel tipo seminudo vestito di pelli e con le corna in testa. È banalmente accaduto che una frangia di estremisti abbia trovato la via aperta per entrare nel luogo sacro della democrazia americana, e una volta lì si sono divertiti a scattarsi selfie e rubare la cancelleria. Blm e Antifa manifestavano e sfasciavano tutto per intimorire l’altra metà del Paese, per altro fallendo miseramente. Ieri i sostenitori di Donald Trump hanno manifestato, invece, per ribadire il proprio disappunto sulle elezioni di novembre. Il 30% degli indipendenti e il 17% dei democratici ritengono che vi siano stati dei brogli. La democrazia prevede conflitti, non Giuseppe Conte e Matteo Renzi che bisticciano, con tutti noi agli arresti domiciliari in attesa affacciati alla finestra.

Il nemico Trump e la spocchia progressista

Ma il vero punto riguarda il non detto, ossia che l’elezione mai accettata è quella di Donald Trump di quattro anni fa. Al termine dei quali, in assenza della pandemia arrivata dalla Cina, egli sarebbe stato certamente rieletto. Negli ultimi quattro anni, il mondo dem e dei media internazionali non ha di fatto riconosciuto la legittimità della presidenza Trump, etichettandolo sin da subito come un sovversivo fascista meritevole di un soggiorno in Piazzale Loreto. La metà abbondante dell’America che sta al fianco di Trump ha vissuto come un’agonia questi quattro anni di sberleffi e insulsi processini durante i quali il mondo minoritario e prepotente tentava di archiviarli come un errore della storia, come un branco di trogloditi ignoranti.

Questa spocchia insopportabile e classista parte dalle parole di Hillary Clinton sugli elettori di Trump all’indomani della sua sconfitta. Prosegue per tutti e quattro gli anni di presidenza. Attraversa l’oceano giungendo in Europa dove la nostra sinistra soffre un senso di superiorità morale nei confronti di chi la sconfigge sistematicamente. Termina con la pulizia etnica e culturale che i vari movimenti antirazzisti stanno operando in giro per il mondo, cancellando di fatto i segni del passaggio occidentale nel mondo.

Addirittura la statua del presidente Lincoln, il responsabile della fine della schiavitù, è stata abbattuta. E con essa, e con tutte le altre statue e tutti gli altri libri e tutte le altre vite di professionisti e professori espulsi dal consesso civile, è stata eliminata l’agibilità politica di un pezzo di nazione che, semplificando, è definita America rurale, America bianca, cattolica e conservatrice, alla quale oltretutto si è aggiunto un pezzo consistente di comunità afroamericana e latinoamericana. Trattasi di una spaccatura sociale e politica che è il portato di anni di discriminazioni ai danni di chi non ha in tasca la tessera della sinistra moderna. Adesso, da queste parti, tutti fischiettano facendo finta di niente.

Lorenzo Zuppini

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2 comments

SiDai 7 Gennaio 2021 - 1:46

Grande, un po di freschezza qui

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SergioM 7 Gennaio 2021 - 4:58

Un piccolo appunto , i nemici del PRESIDENTE USA , non sono i nani e
le ballerine di SX ,,,, quelli sono folcloristici come lo sciamano cornuto .
I nemici , anche NOSTRI sono :
Bezos , Gates , Musk , Zukerberg , Rotchild …. tutta la banda bilderberg …

Ma sono talmente STUPIDI da credere di GOVERNARE il mondo ….
anni fa fecero diventare un Caporale Austriaco l’ Imperatore d’ Europa , per poco tempo certo , ma la lezione NON gli è servita , passata la paura grazie ad una piccola vittoria ….

Il prossimo sarà PIù ACCORTO ……

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