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Una dichiarazione di guerra? Ecco cosa ha detto Putin: il discorso alla nazione

by Eugenio Palazzini
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Roma, 21 set – Vladimir Putin doveva parlare ieri sera alla nazione. Poi, a sorpresa, il discorso del presidente russo è stato rimandato e si è tenuto stamani. Come mai? Al netto delle ipotesi, anche delle più strampalate e dietrologiche, nessuno ha informazioni certe sulle cause del rinvio deciso a Mosca. E’ possibile che qualcosa sia andato storto, che Putin abbia voluto prendere tempo per valutare meglio cosa dire esattamente, o meramente abbia scelto un orario più consono, per essere sicuro di essere ascoltato in diretta da più cittadini russi possibile. Resta però il giallo, su cui si potrebbero scrivere fiumi di parole, dopotutto inutili. Stiamo allora sul discorso del presidente russo, alla fine arrivato. Ecco cosa ha detto Putin.

Il discorso alla nazione. Cosa ha detto Putin 

L’aspetto senza alcun dubbio maggiormente rilevante riguarda la dichiarazione di guerra o quella che appare come tale. Putin in realtà ha evitato anche questa volta di pronunciare quella parola, “guerra”, ma annunciando “la mobilitazione parziale in Russia, a partire da oggi”, ha in pratica fatto sapere al mondo che intende imprimere una svolta bellica in Ucraina. “La leva militare riguarderà i cittadini che fanno già parte delle riserve e quelli che hanno svolto servizio militare nelle forze militare e hanno esperienza. I richiamati, prima di essere richiamati al fronte, svolgeranno ulteriore addestramento”, ha detto. Per poi soffermarsi sul significato di “mobilitazione parziale”, che inizierà “da oggi”. Fermo restando che “i principali obiettivi dell’operazione speciale restano invariati”. Di nuovo la locuzione utilizzata dall’inizio del conflitto in Ucraina, “operazione speciale”, che si trasforma però in qualcosa di più nel momento in cui si mobilita buona parte dei cittadini. Gli obiettivi citati dal presidente russo riguardano, in ogni caso, specificatamente le aree del Donbass.

Putin ha inoltre puntato il dito contro i Paesi occidentali, accusandoli di “russofobia” e di voler “smembrare la Russia”. Tuttavia, “è nostra tradizione storica e destino del nostro popolo fermare coloro che cercano il dominio mondiale, che minacciato di smembrare e rendere schiava la madrepatria. E’ quello che stiamo facendo ora, e credo nel vostro sostegno”, ha detto rivolgendosi al popolo russo.

Il decreto firmato da Putin

Putin ha firmato il decreto sulla “mobilitazione parziale”. Il ministro della Difesa, Serghei Shoigu, ha poi specificato che si tratta di mobilitare “300mila persone che saranno chiamate in servizio e addestrate prima di essere mandate al fronte”. Ma “la Russia ha un’enorme risorsa in termini di mobilitazione militare, un bacino di quasi 25 milioni di persone”, ora richiamerà “300mila riservisti per la sua guerra in Ucraina, quindi, questa mobilitazione è una mobilitazione parziale, 1% o poco più, della risorsa totale di mobilitazione”. Shoigu ha inoltre precisato che la Russia “sta effettivamente combattendo contro l’Occidente e la Nato”.

Lo spauracchio nucleare

“Nella sua aggressiva politica anti-russa, l’Occidente ha superato ogni limite” perché punta a “indebolire, dividere e distruggere la Russia”. Di conseguenza, useremo “tutti i mezzi a nostra disposizione” e coloro che stanno cercando di minacciarci con le armi nucleari scopriranno che le carte in tavola possono essere rivoltate contro di loro. “Non sto bluffando“, ha precisato. “Useremo certamente tutti i mezzi militari a nostra disposizione. Coloro che cercano di ricattarci con armi nucleari dovrebbero sapere che le abbiamo anche noi”, ha dichiarato Putin. Nulla di nuovo, di per sé, perché lo spauracchio nucleare viene agitato, da Russia e Usa, ormai da anni e nello specifico dall’inizio del conflitto in Ucraina.

Più armi

Il leader russo ha annunciato anche “un aumento della produzione di munizioni e di armi”, accusando su questo tema i Paesi occidentali, giudicandoli “irresponsabili” nel continuare a inviare armamenti all’Ucraina per attaccare il territorio della Federazione russa.

Il referendum nel Donbass

Il Donbass è “quasi completamente liberato” e il territorio di Lugansk è “quasi completamente ripulito dai nazisti”, ha poi detto Putin. Ma adesso “faremo tutto il possibile per garantire che i referendum si svolgano in piena sicurezza” e che i cittadini di quelle regioni possano scegliere “di entrare nella Federazione Russa”.

Eugenio Palazzini

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