Il dato più significativo di questa tornata elettorale è, però, la conferma di Jobbik (Movimento per un Ungheria Migliore) come terzo partito del paese, che con il 20% ha aumentato di quattro punti i consensi rispetto alle scorse elezioni. Nato nel 2002 come movimento universitario, il partito capitanato da Vona Gabor si è presto affermato sulla scena nazionale ed europea, divenendo uno dei principali protagonisti nell’opposizione alle politiche di Bruxelles.
Nonostante le differenze programmatiche, a tratti profonde, i larghi consensi ottenuti da Fidesz e Jobbik rivelano, ormai in maniera univoca, come la maggioranza degli ungheresi abbia smesso di credere nel miraggio europeista, incoraggiata in ciò anche dalla recente ripresa economica (con una crescita del pil del 2,7% nel quarto semestre del 2013) e da un dimezzamento del carovita, che con tutta probabilità non sarebbero oggi realtà se in questi anni il governo avesse assecondato le politiche europee di austerity. Ancor più che nella Francia di Marine le Pen, in Ungheria, quindi, le istanze di riaffermazione di una sovranità nazionale ed economica sembrano trovare terreno fertile, ponendo sempre più in discussione l’attuale ordine europeo e creando più di qualche grattacapo ai suoi sostenitori in vista delle europee del prossimo maggio.
Giacomo Rigoni