Home » Usa, infermiere positivo otto giorni dopo essersi fatto il vaccino Pfizer

Usa, infermiere positivo otto giorni dopo essersi fatto il vaccino Pfizer

by Adolfo Spezzaferro
4 comments
infermiere vaccino positivo

Sacramento, 31 dic – Un infermiere in California è risultato positivo al coronavirus più di una settimana dopo essersi fatto il vaccino della Pfizer. Il colosso farmaceutico Usa ha fatto sapere che “esaminerà tutte le informazioni disponibili su questo caso e tutti i rapporti di una diagnosi confermata dopo la vaccinazione”, secondo quanto riferisce la Reuters.

Pfizer mette le mani avanti: “Protezione si rafforza dopo la seconda dose del vaccino”

La Pfizer dal canto suo mette le mani avanti circa la copertura del vaccino. E fa sapere che “sulla base del nostro studio di Fase 3 sulla sicurezza e l’efficacia, il vaccino offre una certa protezione contro il Covid-19 entro circa dieci giorni dalla prima dose e si rafforza significativamente dopo la seconda dose, cosa che giustifica la necessità di una serie di vaccini a due dosi”. Insomma, il colosso farmaceutico si giustifica così: “La persona potrebbe aver contratto la malattia prima o subito dopo la vaccinazione“.

L’infermiere si è vaccinato il 18 dicembre ed è risultato positivo il 26 dicembre

Matthew W., 45 anni, infermiere di due diversi ospedali della California, ha fatto sapere in un post su Facebook il 18 dicembre scorso di essersi fatto il vaccino Pfizer. L’infermiere ha spiegato a ABC News di avere avuto dolore al braccio per un giorno senza altri effetti collaterali. Sei giorni dopo, la vigilia di Natale, si è ammalato dopo essere stato in servizio in un’unità Covid-19. Ha avuto brividi e in seguito ha sofferto di dolori muscolari e affaticamento. Secondo quanto riferito, è risultato positivo al coronavirus il 26 dicembre, a Santo Stefano, otto giorni dopo.

L’esperto: “Con soltanto la prima dose il vaccino protegge al 50%”

A sentire Christian Ramers, specialista in malattie infettive del Family Health Centers di San Diego, quanto accaduto era prevedibile. “Sappiamo dagli studi clinici sul vaccino che ci vorranno dai 10 ai 14 giorni per iniziare a sviluppare la protezione dal vaccino”, ha fatto presente. “La prima dose dovrebbe garantire una protezione intorno al 50%, e  serve la seconda dose per arrivare fino al 95%”, ha precisato Ramers. Il vaccino Pfizer è sotto i riflettori perché negli Stati Uniti sta causando più reazioni allergiche del previsto.

Adolfo Spezzaferro

You may also like

4 comments

Fabio Crociato 31 Dicembre 2020 - 1:33

Finiremo pure in quarantena dopo la prima vaccinazione? A questo punto però pagateci, non con i soldi nostri.

Reply
blackwater 31 Dicembre 2020 - 2:09

a proposito….perchè non vi occupate del caso di Jennifer Dover ?
è una giovanissima infermiera statunitense,tra le prime in assoluto ad essere vaccinate e stramazzata a terra in diretta,appena eseguito il vaccino.

la cosa sorprendente non è tanto la sua assenza dai social da allora, ove era normalmente quanto costantemente presente…bensì il silenzio dei media americani stranamente incapaci di fare una incurisione nell’ospedale in cui Tiffany lavora per vedere se sia viva o meno.

l’ipotesi che sia MORTA dopo la vaccinazione è assolutamente probabile.

con i migliori auguri di un nuovo anno assolutamente d’assalto come da vostro pregiato stile !

ad maiora !

Reply
Pro Memoria 31 Dicembre 2020 - 2:20

Ad oggi, le informazioni ufficiali che abbiamo sono quelle presenti nella scheda tecnica rilasciata da EMA (Agenzia europea del farmaco).
Da uomo di media ignoranza, mi chiedo: possibile che nessuno abbia perplessità dinanzi alla scheda tecnica di questo farmaco?
Possibile che non si alzino voci per impedire una vera e propria “sperimentazione” di massa?
Possibile che si permetta, anzi si raccomandi, di iniettare qualcosa mai prodotto prima, e di cui non si è fatto alcun controllo a distanza adeguata dalla somministrazione?
Con alcun farmaco ciò sarebbe possibile o eticamente ammissibile perché gli effetti sconosciuti potrebbero manifestarsi a distanza dall’assunzione.
Invece per Comirnaty sono richiesti i dati di sicurezza ed efficacia all’azienda produttrice entro il 2021/2023 (nella scheda riporta quelli di efficacia solo per circa 4.000 pazienti rispetto ai circa 40.000 arruolati).
Inoltre non ci sono dati sicuri per la gravidanza, l’allattamento, gli immunocompromessi, il rischio oncogenico, le interazioni con altri farmaci, ecc..
Sono amaramente stupefatto.
Qui c’è la scheda Comirnaty di EMA con evidenziati i punti che, secondo il semplice buon senso, sono quantomeno critici: https://www.pro-memoria.info/il-sacro-vaccino-un-salto-nel-vuoto-che-non-ci-salvera/ .
Inoltre, dal momento che ogni anno lo stato raccomanda la somministrazione del vaccino contro l’influenza stagionale solo ai pazienti a RISCHIO (anziani, portatori di altre patologie), perché non fare la stessa cosa con questo?
I pazienti a rischio sono gli STESSI, come certificato dall’Istituto Superiore di Sanità ( qui il link sempre aggiornato: https://www.pro-memoria.info ).
Invece si vuole iniettare il Comirnaty a tutti.
Perché insistere per una vaccinazione di massa dal momento che Comirnaty indica nella scheda tecnica ( punto 4.1) che “è indicato per l’immunizzazione attiva per la prevenzione di COVID-19”?
Chi lo assume, quindi, si dovrebbe immunizzare, ed altri, che non lo avessero assunto, non potrebbero più infettarli.
La scheda dichiara (Tabella 2) che il Comirnaty è efficace al 95%. Questo significa che per poter avere una ragionevole probabilità di essere infettati, il 5% dei vaccinati su cui il vaccino non ha avuto effetto dovrebbe entrare in contatto stretto con quel 5% di positivi poi ammalatisi. Non sono un matematico ma mi sembrano percentuali di probabilità molto piccole.
Infine, perché l’ossessione delle mascherine e del distanziamento personale dal momento che non sembra affatto che gli asintomatici (ossia i NON malati che rappresentano il 95% dei cosiddetti “positivi”) possano infettare qualcuno (ad es.: https://www.pro-memoria.info/la-trasmissione-asintomatica-di-covid-19-non-si-e-verificata-affatto-studio-di-10-milioni-di-reperti/) ?
Sperando, e Dio lo voglia, che presto giungano risposte chiare ed esaustive ai dubbi esposti, ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggere l’intero commento ed auguro a voi tutti ogni bene.

Reply
SergioM 31 Dicembre 2020 - 11:53

Il vaccino PFIZER nella MIGLIORE delle ipotesi NON SERVE A UN CAZZO !!!!!
nella peggiore … può essere DANNOSO !

Non sono un NO-VAX , semplicemente non voglio essere preso per il culo , come fanno il PATETICO CONTE e la sua GANG da mesi ….. millantando 300.000 morti ,
e NON VOGLIO farmi inoculare MERDA
per arricchire STRONZI come BEZOS , GATES , SOROS et similia .

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati