Minsk, 12 feb – Alla fine l’accordo arrivò, dopo oltre 16 ore di trattative ininterrotte tra i “quattro della Normandia”, come è chiamato il quartetto di capi di stato e di governo formato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, dal presidente francese Francois Hollande, e dai presidenti russo e ucraino, rispettivamente Vladimir Putin e Petro Poroshenko che, alle 10:33 di questa mattina hanno lasciato il “palazzo dell’indipendenza” di Minsk, la residenza del presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko che ha ospitato l’importante vertice.
Pur non essendo tuttora disponibile il documento finale dell’accordo, che dovrebbe coprire 12 o 13 punti, stando alle dichiarazioni di Putin è stato concordato un cessate il fuoco da domenica 15 febbraio, quindi tra meno di tre giorni, che dovrebbe porre fine al bagno di sangue dovuto agli scontro tra le forze regolari di Kiev e i separatisti filo-russi del sud-est, mentre un compromesso sarebbe stato raggiunto sulla linea di demarcazione tra le parti in conflitto, che era il punto più difficile da affrontare anche in ragione della recente avanzata dei separatisti e del nodo strategico ferroviario ed energetico di Debaltsevo, collocato proprio in mezzo tra le capitali delle due autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, dove migliaia di unità delle truppe governative sarebbero circondate dai ribelli. Una zona-cuscinetto demilitarizzata dovrebbe essere stata concordata su ciascun lato della linea di demarcazione, al fine di evitare contatti tra le due parti e il bombardamento di obiettivi civili. In pratica, secondo quanto trapelato finora, le forze di Kiev ritirerebbero l’artiglieria pesante rispetto alla corrente linea del fronte, mentre i separatisti farebbero altrettanto rispetto alla linea del fronte esistente lo scorso settembre al tempo del primo accordo di Minsk (che, tuttavia, fu ben presto violato). Non è però dato sapere il destino dello snodo di Debaltsevo.
Un ulteriore puto che sarebbe stato risolto è quello del grado di autonomia del Donbass, l’area controllata dai separatisti russofoni: secondo le prime informazioni, riforme politiche dovrebbero essere realizzate in Ucraina, per assicurare uno status speciale per le province ribelli e la definizione della questione del controllo dei confini, cui il governo centrale attribuisce grande rilevanza al fine di evitare l’ingresso di combattenti e armi. Secondo il presidente russo Putin, che attribuisce alla volontà del suo omologo Poroshenko di non parlare direttamente con i leader separatisti pure presenti a Minsk la gran parte delle difficoltà incontrate nel vertice, lo status speciale sarà tale da assicurare privilegi permanenti alle regioni di Lugansk e Donetsk entro la fine del 2015.
Sarebbero inoltre previste misure umanitarie ed economiche anche finalizzate alla ricostruzione delle aree devastate dalla guerra, nonché il ritiro di tutte le forze straniere dall’area del conflitto, con evidente riferimento alla presunta presenza di truppe russe, fatto negato dal Cremlino.
Mentre secondo il presidente francese Hollande “siamo arrivati a un accordo globale sul cessate il fuoco e una risoluzione politica della crisi ucraina” il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier più cautamente sostiene che l’accordo “Minsk-2” non è esattamente una svolta storica, ma dovrebbe prevenire una escalation del conflitto nel Donbass, cui fa eco la stessa cancelliera Merkel secondo la quale “abbiamo ora un barlume di speranza per l’Ucraina, ma ancora grandi ostacoli davanti ”, riconoscendo al presidente russo un ruolo chiave di pressione sui leader ribelli per la sottoscrizione dell’accordo. Non esattamente un grido di vittoria, dunque.
Nel frattempo, sempre secondo Hollande, i leader separatisti avrebbero effettivamente sottoscritto l’accordo, mentre Merkel, Hollande e Poroshenko hanno lasciato Minsk alla volta di Bruxelles dove è in programma un vertice dei leader europei e, a proposito di Unione europea, questa non dovrebbe discutere oggi ulteriori sanzioni alla Russia, purché Merkel e Hollande si dichiarino realmente soddisfatti dei progressi compiuti nella negoziazione, ha dichiarato il primo ministro finlandese Alexander Stubb. Una soddisfazione anticipata dal canto suo dal presidente dell’europarlamento Martin Schulz.
Nonostante non sia ancora disponibile il testo dell’accordo, l’impressione è che il passo avanti rispetto al primo accordo di Minsk dello scorso settembre non sia stato così storico come avrebbe fatto sperare una negoziazione tanto lunga e complessa, inclusa una sessione al massimo livello di durata – questa si – davvero storica, lasciando alla buona volontà delle forze in campo e dei rispettivi sostenitori esteri la prospettiva di una reale soluzione al conflitto.
Francesco Meneguzzo
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[…] Postato il feb 12 2015 – 4:13pm di Francesco Meneguzzo Tweet Pin It « PREVIOUS | Categorized […]
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