Washington, 21 giu – Credevamo di aver toccato il fondo della violenza verbale con Edoardo Albinati che si lascia sfuggire l’inconfessabile desiderio di molti astiosi democratici. Quello di assistere alla morte di qualcuno, magari un bambino, sulla nave Aquarius carica di immigrati, «per vedere cosa succede nel nostro governo». E invece questo tipo di intellettuali di sinistra, falsamente intrisi di buoni sentimenti che sotto la superficie celano le più immorali pulsioni, non si fa mancare nulla nemmeno dall’altra parte dell’oceano, dove le prese di posizione non hanno nulla da invidiare a quelle che abbiamo sentito nel Bel Paese.
È di ieri la disgustosa serie di “cinguettii” che Peter Fonda, fratello della famosa attrice Jane, a sua volta attore e regista candidato all’Oscar, ha affidato alla piattaforma Twitter. Rispondendo alla chiamata alle armi dei “social justice warriors” dove si suggeriva di dare il via a una campagna di odio verso i figli degli agenti impegnati nel controllo delle frontiere statunitensi, Fonda suggerisce che sarebbe sufficiente recarsi presso le scuole frequentate dai piccoli e terrorizzarli, esercitando così una notevole pressione sugli agenti stessi. In un crescendo morboso l’attore pubblica un nuovo post dove aggiunge che Kristjen Nielsen, segretario della Sicurezza Interna degli Stati Uniti d’America dal 2017, «dovrebbe essere spogliata e messa alla gogna in una gabbia, alla mercè dei passanti, frustata e ripresa in video per i posteri». In un delirio di degrado morale, Fonda conclude la sua rivoltante arringa con un altro intervento, istigando alla violenza sessuale nei confronti del figlio dodicenne di Donald e Melania Trump: «Dovremmo strappare Barron Trump dalle braccia di sua madre e metterlo in una gabbia piena di pedofili, per vedere se sua madre rimarrà ancora dalla parte di quello stronzo gigante col quale è sposata».
La polemica, come prevedibile, è scoppiata immediatamente: gli utenti di Twitter sono stati i primi a chiedere seri provvedimenti per le affermazioni di Fonda, ricordando che minacciare funzionari governativi è un crimine e come tale va perseguito. I tweet incriminati sono stati rimossi dall’autore, ma il numero di screenshots era tale che nemmeno la tesi della “fake news” ha retto più di poche ore. Fortunatamente, sono stati molti anche gli attivisti anti-Trump indignatisi per le parole oscene scritte dall’attore 78enne, già al centro delle polemiche nel 2009 per aver dichiarato che il regista hollywoodiano Roman Polanski, condannato per violenza sessuale su una tredicenne, «non è un criminale».
A fine mese uscirà nei cinema il suo nuovo film e si attende un massiccio boicottaggio. Il titolo è “Boundaries” (Confini). Ciò che queste persone vorrebbero abbattere tra gli Stati, avendoli ormai oltrepassati nella vergogna.
Alice Battaglia
"Vorrei il figlio di Trump in una gabbia di pedofili": quei tweet-choc di Peter Fonda
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5 comments
Un vecchio cocainomane frocio e comunista, una deiezione umana,una lurida
ameba indegna………. Possa crepare con dolore. Auguri.
[…] “Vorrei il figlio di Trump in una gabbia di pedofili”: quei tweet-choc di Peter Fonda Il Primato Nazionale […]
io credo che quandi adori e stravedi per il “diverso da te” a prescindere (dalle nostre parti normalmente un Africano) in realtà non sei affatto “buono” come vorresti credere,ma al contrario proietti la tua profonda negatività e disagio usando un allogeno,che a questo punto diventa una specie di inconsapevole “testimonial” dei tuoi complessi o della tua perversione.
Quella di “un bambino in una gabbia di pedofili”,è una uscita che appartiene sicuramente a questa seconda categoria.
Da vomito.
La merda è molto più profumata di questo essere indegno e forse , visto il pensiero che gli è venuto, pedofilo