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Quando il femminicidio è colpa di stranieri: le vergognose percentuali dell’ultima settimana

by Francesca Totolo
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Non una di meno

Roma, 2 feb – Le signore di “Non una di meno“, il movimento femminista di sinistra che vede in prima linea Giulia Siviero, fidanzata di Beppe Civati, scrivono sui social network 7 donne uccise in una settimana, l’epidemia è il patriarcato, per sbeffeggiare l’emergenza sanitaria mondiale riguardante il Coronavirus.

Le “non una di meno”, che si battono strenuamente anche accanto alle associazioni pro-immigrazione, si sono dimenticate di evidenziare chi siano e da chi siano state uccise quelle sette donne. Il 30 gennaio, a Versciaco (Bolzano), è stata uccisa per asfissia una donna pakistana di 28 anni, all’ottavo mese di gravidanza, presumibilmente dal marito connazionale. Sul corpo della donna, sono stati trovati evidenti segni di violenza fisica. Sempre il 30 gennaio, una colf albanese di 42 anni è stata uccisa dal marito connazionale, dal quale si stava separando. L’uomo avrebbe accoltellato all’addome la moglie, e poi avrebbe tentato il suicidio. Le “non una di meno” ovviamente non hanno evidenziato le nazionalità dei probabili assassini. Quindi, nell’ultima settimana, i responsabili del 28,5 per cento degli omicidi che hanno visto come vittime donne, sarebbero stranieri, l’8,7 per cento della popolazione in Italia. Il patriarcato d’importazione.

Francesca Totolo

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Mentre le femministe sfilano con le associazioni pro-migranti, in una settimana 7 donne uccise dai mariti stranieri - Rassegne Italia 2 Febbraio 2020 - 4:01

[…] Leggi la notizia su Il Primato Nazionale Segui le nostre rassegne su Facebook e su Twitter […]

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Paola Datodi 2 Febbraio 2020 - 9:51

cioè, non tutti erano stranieri e non tutti mariti, per l’esattezza. A Bedizzole poi addirittura uno stalker conosciuto di vista. Poi certo, avrebbero dovuto precisare

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alexandro12 2 Febbraio 2020 - 6:26

“Uccise per femminicidio”. Questa la parte finale di un meme terrificante, che evito di riporta per intero, di una certa Ornella Angeletti dal titolo “il Virus e gli uomini di merd”. Mi domando che diavolo vorrebbe dire?
Si tratta di una semplice tautologia oppure tocca l’essenza della questione? Innanzitutto, come dovremmo definire l’uccisione di un uomo da parte di una donna – ucciso per maschicidio?! Eh no, qui sta la trappola. L’uccisione di una donna viene ad acquisire – nella narrazione nazi-femminista – un carattere eminentemente simbolico, sovrastrutturale – esito di una società patriarcale (Quale?). Secondo questa assurda teoria, dovremmo dedurre, che nella nostra società alberghino movimenti ed organizzazioni maschili finalizzate all’eliminazione del genere femminile. Insomma, una sorta di ku klux klan che piuttosto che annientare neri in quanto neri – senza alcuna distinzione – annienterebbe le donne in quanto donne. Oppure, una riedizione del Terzo Reich che annichiliva gli ebrei in quanto ebrei – senza alcuna distinzione. Questa teoria raggiunge vertici di follia davvero sorprendenti.
Una mondo egemonizzato dall’UOMO, la cui morte lascia la grancassa mediatica perlopiù indifferente; un mondo nel quale – dati ONU – quasi l’80% delle vittime per omicidio nel mondo sono uomini; ed un mondo nel quale sono gli uomini a svolgere i lavori pericolosi, e sono sempre gli uomini – nella quasi totalità – a crepare sul lavoro nell’indifferenza generale. Davvero strano, eh..Un mondo nel quale si ritiene che il valore di una persona debba essere stabilito in base al genere sessuale; dunque, l’uccisione di una donna da parte di un uomo costituisce un reato più grave di quanto non sia l’uccisione di un uomo da parte di una donna. Ogni forma di discriminazione – razzismo, omofobia e sessismo – poggia su ciò che viene definito essenzialismo: le differenze tra gruppi umani non sarebbero determinate dall’ambiente sociale e culturale, ma sarebbero intrinseche, immutabili e naturali. Da qui il passo appare breve: le donne in quanto donne sono buone in quanto sono donne (sempre e solo vittime); gli uomini in quanto uomini incarnano sempre e comunque il male. Eccola qui l’ennesima discriminazione; l’ennesimo incitamento all’odio, alla guerra e al male. Almeno a parole, si vorrebbe scacciare il male dalla porta, ma magicamente riappare più forte che mai passando rientrando dalla finestra. Il capolavoro di questa società liquida è proprio quello aprirsi a frotte di persone provenienti da culture che, rispetto a quella occidentale, scontano un notevole deficit di modernità. La cultura occidentale rappresenta il culmine del pensiero critico nel mondo: nessuna cultura ha sviluppato un senso critico altrettanto radicale come il nostro. I migranti non sono passati attraverso quella relativizzazione dei valori, attraverso quella feroce critica che il pensiero filosofico ha rivolto alle pretese di assolutezza della tradizione occidentale. Questa è la grandezza dell’Occidente. Importando migliaia e migliaia di persone, stiamo aprendoci a soggetti caratterizzati da una arretratezza culturale; portatori di rigida una struttura mentale ancorata a quei valori ritenuti immutabili ai quali la nostra società non crede ormai più. Se di patriarcato si tratta, sono i migranti ad incarnarlo, non certo gli italiani e gli occidentali.

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Fabio Crociato 2 Febbraio 2020 - 7:23

Non direi patriarcato di importazione…, piuttosto tossici e tossicità d’ importazione!! E non è la storia di qualche settimana…

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Marcellus 7 Febbraio 2020 - 4:51

Và che strane, ste “donne” (ma lo sono?) che “odiano” gli uomini, però poi si piccano di dire alle donne che non li odiano come comportarsi “per la loro dignità”… Senza dire che di solito usano comunque e sempre oggettini di forma falloide, per stimolare l’orgasmo vaginale… Sapete, a volte la lingua non basta, e si sa che “il dente batte la lingua duole”…

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