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Lezioni d’inglese per ridurre il gap culturale nelle scuole

by La Redazione
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Non è più una leggera sensazione: dagli studi di certi dati si capisce che la conoscenza della lingua inglese in Italia è tra le più basse d’Europa. Questo lo afferma il rapporto 2020 dell’EF EPI (English Proficiency Index) sui livelli di conoscenza della lingua inglese a livello globale.

Secondo il rapporto, l’Italia è classificata al 30° posto nel mondo, su una base di 100 paesi. Il primo posto è guidato dai Paesi Bassi. Siamo a due punti sotto la Francia e 23 dietro il Portogallo, chi ha implementato lo studio delle lingue straniere nei suoi programmi scolastici.

Se si tiene conto della classifica delle maggiori metropoli europee, il risultato non è dei migliori: Milano si trova al 29° posto come la città italiana che parla meglio l’inglese, sotto Madrid, Parigi o Berlino. Roma compare qualche posizione sotto; altre città italiane neache figurano nella classifica. Tutto questo ci dimostra che ci troviamo in una situazione difficile in confronto alla natura globale che caratterizza il mondo di oggi.

L’insegnamento della lingua inglese è al di sotto della media

Questi dati indicano che l’inglese è insegnato molto poco nelle scuole italiane e addirittura molto male. Gli stessi studi rivelano che solo il 30% circa degli studenti delle scuole pubbliche raggiunge il livello minimo (B2) richiesto dal mercato del lavoro. Nelle scuole tecniche solo il 20% ha competenze soddisfacenti. Se guardiamo il divario tra le scuole delle grandi città e quelle di provincia, troviamo un’Italia anche divisa. Al nord, infatti, il 40% degli studenti raggiunge il livello B2, mentre al sud la percentuale scende sotto il 25%.

Tra nord e sud si trovano grandi differenze: Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, dimostrano una conoscenza molto elevata; la Calabria, la Basilicata e Sicilia sono gli ultimi in classifica. Un’altro problema che ci troviamo è che l’inglese si comincia a studiare dopo agli 11 anni, con insegnanti non di madrelingua.

Se osserviamo i dati delle scuole pubbliche, rispetto a quelle private, il divario diventa più evidente: come abbiamo visto prima, un terzo degli studenti delle scuole pubbliche ha un livello minimo d’inglese; mentre nelle scuole private circa il 50% raggiunge il livello B1 e oltre il 40% raggiunge il livello B2. Questo ci dice che le scuole private sono allo stesso livello di altri paesi, mentre le scuole pubbliche sono al di sotto della media europea.

In questa media, oltre il 60% degli studenti raggiunge il livello B1, mentre il 50% raggiunge il B2 e il 20% degli studenti delle scuole superiori raggiunge il C1. Dobbiamo dire che la lingua inglese non è considerata materia di base nella scuola pubblica italiana.

L’importanza d’imparare l’inglese

L’inglese è la lingua universale per eccellenza, soprattutto nel campo del lavoro e della comunicazione; Ha invaso il mondo nel suo insieme. È la seconda lingua più parlata del pianeta ed è dominata da oltre il 30% della popolazione mondiale. Come lingua straniera per altri paesi è la più studiata. Per questo più del 90% degli studenti delle scuole secondarie in Europa lo sta imparando; avere una buona conoscenza e uso dell’inglese porterà dei vantaggi sia a livello personale che nel mercato del lavoro.

Per tutto questo, l’apprendimento dell’inglese è diventato un tassello fondamentale nell’istruzione scolastica, poiché consentirà uno sviluppo di successo in ambienti internazionali. In un Paese come l’Italia, meta del turismo mondiale, parlare l’inglese è una necessità e non solo uno snobismo.

D’altra parte, i progressi tecnologici che si sono verificati negli ultimi 30 anni, ci costringono a iper-connetterci con una massa d’informazioni che adopera l’inglese come mezzo veicolare. In questo senso, il bisogno creato dalla tecnologia può essere risolto dalle stesse risorse tecnologiche. Se l’istruzione scolastica non riesce a colmare il divario tra l’apprendimento dell’inglese a scuola e la necessità d’imparare la lingua correttamente, le lezioni private d’inglese online possono essere utilizzate per raggiungere gli obiettivi.

Impara l’inglese durante la pandemia

Dal 2020 il modo in cui ci relazioniamo con il mondo è cambiato; siamo stati costretti a restare in casa e svolgere le nostre attività in modo più creativo. Da quel momento era in gioco il corretto uso del tempo. Questa situazione era di vitale importanza per i bambini, soprattutto nel senso dello sviluppo educativo; non possiamo permettere l’interruzione del suo apprendimento in una fase cruciale della sua vita.

Quindi, la grande domanda di questi tempi, in relazione all’insegnamento della lingua inglese è: come possono i miei figli imparare l’inglese e recuperare il ritardo con la scuola se la norma è quella di non uscire di casa? Come si puó colmare il divario una volta normalizzati gli orari scolastici?
La risposta sta nelle lezioni di inglese online con insegnanti bilingue qualificati. La sua metodologia è tra le più aggiornate e i suoi programmi educativi sono inseriti nelle esigenze del mondo attuale.

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fabio crociato 4 Maggio 2022 - 10:12

Non scriverei proprio “gap culturale”, quanto piuttosto “gap comunicativo” fermo restando che la cultura più profonda è sostenuta da lingue ben più articolate e complete dell’ inglese. Certo comunicare nella lingua che non è la tua implica un aumento di possibili incomprensioni non da poco e a certi livelli un soggetto interposto che traduca professionalmente è d’ obbligo pena fiaschi incredibili.
(La cultura è voler comprendere di più non di meno).

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