Roma, 2 feb – Consultazioni a gogo. Rideremmo, se la situazione non fosse tragica. L’idea di una riunione alla Camera dove la vecchia maggioranza del vecchio governo si riunisce per trovare una quadra sull’eventuale programma dell’eventuale governo è una condotta grottesca di cui ci vergogneremmo anche noi che siamo degli svergognati. E far tutto ciò con l’aria compiaciuta di chi si cala nel ruolo dello statista di razza, nei panni del supereroe che si accolla gratuitamente le disgrazie italiane sul groppone è un errore di gusto imperdonabile. La faccia stralunata dei partiti di maggioranza, per non parlare dei sedicenti responsabili-costruttori-europeisti, la dice lunga sul grado di consapevolezza che costoro hanno della situazione che stiamo attraversando.
Consultazioni farsa e incredibili allarmismi
Ecco, non per peccare di pessimismo, ma siamo con piede nella fossa e ci stiamo muovendo in bilico tra le consultazioni farsa organizzate da Roberto Fico e le prossime intemerate giornalistiche di Selvaggia Lucarelli sugli assembramenti milanesi, che ovviamente le varranno il Pulitzer. All’orizzonte non si scorge una nuova alba e siamo immersi in questa nottata nucleare di cui ricordiamo la data d’inizio ma di cui ignoriamo la scadenza. Perché, guarda un po’, la fine dell’incubo e il ritorno alla vita dipende solo e unicamente da noi. Noi, intesi come cittadini che avrebbero già dovuto scrollarsi di dosso il ruolo del suddito, ma anche intesi come uomini di governo che, a rigor di logica, dovrebbero governare.
Non accade niente di tutto ciò, sia perché il cliché degli italiani popolo rozzo e indomabile è purtroppo una balla a cielo aperto, e il tasso bassissimo di sanzioni irrogate da marzo ad oggi ne è la prova; sia perché l’arte di governare è vissuta in Italia come forma di accumulo di potere fine a sé stesso, un bottino sul quale la classe dirigente vuol metter le mani col sol fine di poter raccontare di averlo fatto. Ed è qui che viene a mancare lo spessore dello statista dotato di una lungimiranza in grado di scavalcare anni e decenni, costruendo ipoteticamente il paese del futuro, o addirittura pensando di modellare il futuro sulla misura precisa del proprio paese. Non è scontato che questo avvenga e che la classe politica di un determinato momento storico ne sia all’altezza, ma interverrebbe in questo caso, ed è il nostro caso concreto, la possibilità di un popolo di autodeterminarsi decidendo di archiviare di netto una parentesi politica pessima poiché fatta di persone non adeguate.
Alla ricerca del buon governo
A legger queste parole, e anche a scriverle, torna in mente l’assalto a Capitol Hill di poche settimane fa. Non sarebbe un parallelismo giusto né fattibile poiché Italia e Stati Uniti vivono due condizioni di libertà diametralmente opposte perché nascono da eventi storici differenti. Ma il succo è fondamentalmente quello, ossia la consapevolezza che un popolo deve avere che il governo non è amico né nemico, ma un mero mezzo utile ad ottenere uno scopo ben preciso che è la pacifica convivenza tra concittadini. Esistono persone che desiderano un ruolo più attivo del governo e altre che vogliono il contrario, ma la base comune dev’esser sempre quella per cui il buon governo è quello che serve, non quello che sottomette. Se alla condizione dell’Italia nel 2021 si aggiungono le dinamiche oscene riguardanti la magistratura, risulta ancor più evidente quanto sia distorta la richiesta a noi cittadini di sottometterci totalmente al potere politico in carica, tanto da accordargli addirittura il potere assoluto di decidere delle nostre vite private regolamentando la privacy di tutti noi.
Non sono favolette, c’è stato chi ha ritenuto saggio dare consigli su come praticare il sesso covidfree. Quindi non siamo un popolo di ribelli, e l’opinione pubblica così banalmente appiattita sulla narrazione politica e sul perenne allarmismo ne è la prova schiacciante. Non che non vi sia un pericolo, ma dovrebbe sorgere spontanea la necessità di porci dubbi e domande data l’entità e la pervasività delle misure messe in campo dal governo. Il controllo sociale, quando governa la sinistra, aumenta a dismisura. E forse non è chiaro che dovremmo esser noi a controllare loro.
Lorenzo Zuppini