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Il decreto Natale di un premier per caso e di un governo ingolfato

by Lorenzo Zuppini
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Roma, 19 dic – È l’idea stessa di uno strapotere politico, che si autogiustifica con la pandemia in corso, a far rabbrividire. E la conferenza stampa di Giuseppe Conte attorno alle ore 22 di un venerdì sera per presentare il decreto di Natale è la prova di come il governo si ritenga autosufficiente, credendo di bastare a sé stesso.

Abbiamo assistito a un incontro scalcagnato di un premier per caso e del suo portavoce con un gruppo di giornalisti persino loro imbarazzati. Non sono state formulate domande tecniche sui tecnicismi di questo decreto legge, sul quale torneremo fra poco, e sulle formulette da burocrate azzeccagarbugli. Gli interventi della stampa hanno ricalcato lo sconcerto generale in cui la compagine governativa ha gettato l’intero paese.

Il decreto Natale di un governo avvitato su sé stesso

All’indomani delle frasi gaudiose pronunciate da taluni renziani in tivù, inerenti la certa apertura cui avrebbe goduto l’Italia durante la fase natalizia, abbiamo dovuto prendere atto che il governo è talmente ingolfato nei suoi arrugginiti ingranaggi da sentirsi obbligato a dichiarare con il “decreto Natale” una nuova zona rossa che riguarderà l’intero territorio nazionale per tutte le fastività. Un qualsiasi ristoratore che si era organizzato coi propri fornitori per garantire almeno i pranzi, ottenendo anche un numero significativo di prenotazioni, dovrà far marcia indietro bloccando tutta la filiera produttiva che gli gira attorno. Sono stati stanziati circa 640 milioni di euro per ristorare le attività che non potranno aprire. Inutile dire che si tratta di una cifra irrisoria.

Ma il punto vero non è neanche questo, sebbene il disagio non vada mai sottovalutato. Il nocciolo della questione è lo sbandamento generale cui siamo sottoposti. Come una guida ubriaca che deve condurre la propria auto sino alla meta.

Eravamo tutti convinti che i sacrifici fatti da ottobre sino ad oggi avrebbero garantito un’Italia abbastanza libera per le festività. Così ci era stato promesso dal governo. Abbiamo appreso in nottata che accadrà esattamente il contrario, e le voci di corridoio raccontano l’indignazione dei nostri governanti per le folle che si sono riversate in strada a camminare o a far compere. Indignazione per la libertà che loro stessi ci avevano ridato a piccole dosi.

Non è una dittatura. E’ molto peggio

Sbaglia chi parla di dittatura. In un regime si vive sapendo di esser sudditi. Oggi la nostra è invece una sorta di sottile percezione, di tremenda ansia che accompagna le nostre giornate e per la quale ci chiediamo se e quali comportamenti fino a ieri scontati potremo ancora tenere, se e cosa ci accadrà domani, se un giro di vite, se un misero premio consolatorio o se una nuova trappola come in effetti si è rivelato il famigerato cashback.

Le istituzioni sono un mezzo, non un fine, e sono state create per organizzare al meglio la vita di milioni di consociati. Ciò detto, non è però affatto normale che esse si ribellino e che inizino, poco a poco, ad invadere l’esistenza dei cittadini. Il tutto, come detto poc’anzi, giustificato sulla base di un’emergenza sanitaria che viene e verrà gestita da quelle stesse istituzioni pubbliche. Dando vita così ad un gigantesco conflitto d’interessi.

Fanno finta di coinvolgere il Parlamento

Il decreto Natale in questione è una presa per il culo. Il governo ha deciso di utilizzare lo strumento del decreto legge, al posto del solito Dpcm, poiché esso ha bisogno di essere convertito dal Parlamento entro sessanta giorni. Così si fanno belli e ci raccontano che l’intero Parlamento verrà coinvolto. Peccato che il decreto legge in questione scadrà il 6 gennaio 2021, dunque le camere non saranno affatto tenute ad intervenire per la sua conversione.

Giuseppe Conte ha garantito che le forze dell’ordine non entreranno nelle nostre case per controllare chi via sia all’interno. A meno che, ha precisato, non vi sia la notizia di un reato in corso. Sarebbe interessante sapere se la fattispecie delittuosa cui si riferiva il premier sia anche l’arrivo di quattro persone, anziché tre, in un’abitazione di amici o parenti. Ci poniamo il dubbio poiché, in tal caso, le forze dell’ordine avrebbero il potere di effettuare i controlli smentiti dal presidente Conte. Vedremo droni svolazzare sulle nostre città?

Lorenzo Zuppini

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1 commento

Sergio Pacillo 20 Dicembre 2020 - 9:44

È tale la mole di quello che legiferano che secondo me non hanno avuto manco il tempo di leggere quello che altri hanno scritto prima di portarlo alla loro firma.

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