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Alla destra non servono “passaporti di presentabilità”: ecco perché rincorrere la sinistra è perdente

by Lorenzo Zuppini
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Roma, 9 ott – Spogliarsi della propria indecenza sarebbe senz’altro un’operazione velleitaria perché la sinistra si rifiuta di tracciare la linea oltre la quale un soggetto o un partito “di destra” diviene decente e, invece, prima della quale esso sguazza nel sudiciumaio. Non lo fa e non può farlo perché l’essenza della sinistra sta nella discriminazione ideologica elevata a stile di vita. Trasformata in marcia trionfale e in esercizio di violenza indiscriminata come un’auto che falcia i passanti. Se e quando la sinistra dovesse cessare di comportarsi in questo modo, avremmo allora la prova che essa ha cessato d’esistere. E non accadrà.

La destra sempre alle prese con le forche caudine dei partigiani moderni

Quel che la non-sinistra deve fare è banale, sebbene non sia semplice. Consiste nella caparbietà attraverso la quale non si genufletterà difronte all’ennesimo editoriale indignato o dopo le nuove rivelazioni guardonesche spacciate per giornalismo. In poche parole, significa avere certezza del proprio valore e della propria dignità. E che nessuno con nessun subdolo mezzo può limitare o addirittura eliminare. Hanno avuto appesi alla lingua e agli zebedei gli antifascisti modaioli tutti coloro che non si sono bevuti la dottrina insulsa della sinistra italiana. Da Berlusconi a Bossi a Renzi a Salvini alla Meloni, con delle parentesi per qualche personaggio minore talvolta finito nel tritacarne mediatico, son tutti passati dalle forche caudine dei partigiani moderni. Alcuni di loro senza ancora uscirne.

L’unico modo per farlo, dicono i nostri persecutori, è di cessare d’essere ciò che siamo. Festeggiare un 25 aprile, etichettare il ventennio fascista come male assoluto (i cent’anni di comunismo ancora in corso, invece, una passeggiata di salute), con poi le sfumature idiote sull’impegno all’inclusività che garantisce finanche un Nobel per la letteratura cosicché il prossimo se lo aggiudicherà Michele Serra. Oppure la richiesta più subdola di partecipare a governi di unità nazionale abbattendo inoltre la possibilità di far valere le proprie ragioni. Proprio come sta accadendo in queste ore a Matteo Salvini.

La strategia perdente di rincorrere la sinistra

E veniamo così anche al nodo delle elezioni amministrative, che pare siano state una batosta per la coalizione di destra. Sorvoliamo sulle tempistiche sbagliate con le quali sono stati presentati i vari candidati. Il nocciolo della questione è che essersi appiattiti sull’inclinazione governista e di responsabilità di governo ha smussato le angolature che distanziano la melassa sinistroide dalla destra italiana. Dette angolature debbono rimanere poiché altrimenti si finisce risucchiati nel vortice di insipienza della sinistra e nel quale la sinistra sguazza divertita. È come abboccare al suo amo: dopo vi si rimane attaccati e si è costretti a subire l’oltranzismo ideologico e i ricatti morali di quei pagliacci travestiti da statisti.

Il caso Durigon fa scuola: se la Lega vuol governare con il santo Draghi, un suo uomo non può proporre l’intitolazione di un parco pubblico al fratello di Mussolini, pena l’espulsione dal consesso civile. E pensare ancora, come fa il segretario della Lega, di poter e di dover suonare con il coro governista, appartandosi ogni tanto con Draghi ed esultando per un suo cenno d’intesa, significa svilire la propria anima politica e il proprio impianto ideologico. Fino a rinnegare sé stessi pur di ottenere un loro accredito.

Respingere al mittente il “passaporto di presentabilità”

Potrebbe risultare salutare ricordarsi che in Italia non è vietato esser fascisti. E che le leggi che vietano comportamenti legati al ventennio possono serenamente esser considerate degli obbrobri giuridici, degli insulti all’intelligenza umana e un bavaglio predisposto da chi ha imposto la propria egemonia culturale sull’intero paese. Tanto meno è obbligatorio far parte di governi di salvezza nazionale che finiscono inesorabilmente per tirare verso sinistra come un carrello del supermercato. La destra italiana, in tutte le sue sfaccettature, può serenamente respingere al mittente le richieste di appiattimento sul conformismo culturale di cui la sinistra è degna portatrice, innalzando oltretutto la bandiera della libertà di pensiero e dell’autonomia intellettuale. Il risultato delle amministrative, tradotto, significa proprio questo.

Lorenzo Zuppini

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1 commento

Luca 9 Ottobre 2021 - 5:40

Non è questione di essere presentabili per la sinistra, chi se ne importa della sinistra. È questione di avere dignità, competenza tecnica, visione politica, pragmatismo, cosa che nessuno dei politici di destra possiede oggi. Tutti a strizzare L’occhio a complottismi vari e a mantenere rapporti verso persone e simboli storici polverosi e vetusti I’m ossequio alla superstizione che a una genuina vena conservatrice. Capirei pure un leder “pr”, uomo marketing tutto social e comunicazione, se alle spalle avesse un team di persone capaci, ma Salvini e Meloni sono circondati da circensi. Fidesz, Jobbik, RN, per citarne alcuni, hanno politici formati e credibili, non gente come bagnai, Borghi, Michetti.

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