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“Il dipendente regionale è di CasaPound? Licenziatelo”. Scandalo in Friuli-Venezia Giulia

by La Redazione
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Trieste, 6 ago – “Il responsabile di CasaPound Trieste, Francesco Clun, va licenziato”. Questo è il leitmotiv che riecheggia sulle bocche di numerosi esponenti politici dem a seguito del blitz di CasaPound in Consiglio Regionale per chiedere interventi decisi sul tema della rotta balcanica. La “pietra dello scandalo”, secondo queste persone, sarebbe che il responsabile del movimento triestino è un dipendente interinale della Regione e, per questo motivo, ne chiedono immediatamente il licenziamento. Quello che forse sfugge a queste persone, che vivono tranquillamente di politica facendo qualche dichiarazione di tanto in tanto, è che stanno chiedendo la testa di un lavoratore, di un impiegato, che ora rischia di non vedere il suo contratto rinnovato solo per una diversa idea politica.

Una sequela di attacchi personali

Ancora una volta, purtroppo, la politica verso una determinata area si risolve in attacchi personali, non riuscendo a entrare nel merito dei contenuti della protesta. Distorcendo la realtà dei fatti, con il supporto dei principali media locali che parlano di “azione squadrista”, queste persone stanno sì facendo un salto nel passato, ma in quel periodo in cui venivano messe in atto le purghe staliniane, in cui gli oppositori politici e chiunque non era allineato col pensiero di Stato veniva epurato. A tutto questo, poi, si aggiungono anche una serie di calunnie e altre insinuazioni che ledono l’onore ed il decoro del responsabile triestino, ipotizzando una qualche collusione grazie alla quale avrebbe ottenuto il posto di lavoro. Tutta questa macchina del fango, promossa da quelle stesse persone che si riempiono la bocca della parola Costituzione, lede quegli stessi diritti costituzionali e lavorativi di cui la sinistra si fa promotrice a giorni alterni e ha come fine ultimo quello di ottenere il licenziamento di una persona per ritorsione politica, additandolo addirittura di essere un eversivo.

La libertà di espressione

Tutto questo porta ad una seria riflessione sul tema della libertà di espressione che, purtroppo, sempre più spesso sembra essere soggetto a due pesi e due misure. È un periodo in cui esprimendo la propria opinione con un atto forte ma del tutto pacifico, si viene additati come squadristi e violenti, con lo scopo di screditare qualsiasi contenuto del discorso; questo atteggiamento è sintomo di una politica sempre più vuota di contenuti e azioni concrete, che mira a eliminare l’avversario politico dal punto di vista mediatico in barba a qualsiasi principio costituzionale.

Interpellato sulla vicenda, l’assessore della Lega alla Funzione Pubblica, Pierpaolo Roberti, ha dichiarato che “il suo contratto (di Francesco Clun, ndr) scade il 4 settembre e non erano già previsti rinnovi”. Guarda caso il “licenziamento” del responsabile triestino di CasaPound Italia era già nell’aria. Guarda caso. Ennesimo caso di sudditanza mediatica?

Luca Secco

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8 comments

Martina 6 Agosto 2020 - 6:29

I fascisti non dovrebbero avere libertà di espressione.

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jason17 7 Agosto 2020 - 11:02

Neppure le mentecatte di sinistra!

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Flavio 7 Agosto 2020 - 12:28

E gli antifascisti non dovrebbero avere quella di esistere.

In quanto in origine traditori socialisti o cagoja liberali ed oggi sempre e soltanto mondialisti anti-italiani.

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Ermanno 6 Agosto 2020 - 6:39

E i “sindacati” che dicono?…

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Ermanno 6 Agosto 2020 - 6:45

… Ma poi dem sta per “democratici” o per “dementi”? 😜😠

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Anton 7 Agosto 2020 - 9:48

Quando movimenti come CPI e/o FN capiranno che la buona politica non si fa con i “blitz”, le urla e gli atteggiamenti aggressivi che spaventano la gente e che fin troppo facilmente possono essere pubblicamente deprecati e censurati sarà, forse, troppo tardi.

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Fabio Crociato 7 Agosto 2020 - 12:59

E’ da cinquantanni che è così. Se non sei dei loro, devi fare salti mortali (!), per lavoro e casa (senza parlate del resto). Fetenti.

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Fabrizio 7 Agosto 2020 - 6:54

Martina tira lo sciacquone e scarica quel cervello di mxxxa che hai

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