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“Due anni di carcere per un saluto romano”. Il delirio di un Pd che perde consensi

by Alessandro Della Guglia
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Roma, 3 lug – Una proposta di legge talmente ridicola e liberticida che farebbe ridere i polli se non fosse stata partorita dal partito con più inquisiti d’Italia ma che, tra una sconfitta elettorale e un sindaco qua e là arrestato, resta asserragliato alle poltrone governative. Fino a due anni di carcere per chi oserà fare un saluto romano. E’ quanto prevede questa geniale proposta di legge, il cui ideatore è l’immarcescibile paladino dell’antifascismo istituzionale, il deputato Pd Emanuele Fiano, all’esame della Commissione Giustizia alla Camera.

Nel dettaglio la pensata di Fiano prevede l‘introduzione dell’articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda fascista e nazifascista. Ovvero inasprire quelle leggi speciali già di per sé liberticide, come la Scelba, per “delineare una nuova fattispecie che consenta di colpire solo alcune condotte che individualmente considerate sfuggono alle normative vigenti”. In pratica si tenta di fornire un nuovo strumento pretestuoso e al contempo grottesco per dare il via ad una caccia alle streghe. Il nuovo articolo 293-bis del codice penale, punirà inoltre come delitto la propaganda del regime fascista e nazifascista sia attraverso la vendita e distribuzione di “immagini, oggettistica, gadgets di ogni tipo che comunque siano chiaramente riferiti all’ideologia fascista o nazifascista o ai relativi partiti”, sia tramite il richiamo alla gestualità. Leggasi appunto: saluto romano fatto in pubblico o l’ostentazione pubblica di simboli che si riferiscono a tali partiti o tali idee politiche. La sanzione prevista dal nuovo art. 293-bis del codice penale è la reclusione da sei mesi a due anni.

Non solo, tanto per non farsi mancare nulla in termini di repressione, la proposta di legge prevede pure l’aggravante della pena (aumentata di un terzo) se la propaganda del regime fascista e nazifascista (un chiodo fisso) è commessa attraverso “strumenti telematici o informatici”, con riferimento quindi “sia ai siti internet di propaganda delle ideologie fasciste e nazifasciste sia al merchandising online dei gadgets e degli altri beni chiaramente riferiti al partito e all’ideologia fascista o nazifascista”. Ebbene sì, in Italia la disoccupazione è dilagante, l’immigrazione incontrollata, il terrorismo una minaccia sempre più allarmante, la povertà crescente. Ma il Pd un’idea per risolvere tutto questo ce l’ha: mettere al bando i gadget “nazifa”. Tra inquisiti e malefatte chissà, ha deciso di perdere anche quel residuo rimasto di dignità.

Eugenio Palazzini

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4 comments

ANTERO 3 Luglio 2017 - 4:45

Quando non hanno argomenti si attaccano a tutto …

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italiano stanco 3 Luglio 2017 - 7:07

poveretti loro , e noi ………..in mano a personaggi di tale levatura umana e morale , infatti i risultati si sono visti ed il peggio non tardera ‘ ad arrivare purtroppo .
Se non fosse perché sono certo che molti italiani sono persone rette ed oneste oltreché di buonsenso si potrebbe dire che è la giusta fine che ci meritiamo

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Italo Balbo 4 Luglio 2017 - 8:52

Emanuele Fiano è ebreo, è il promotore della legge bavaglio che prevede il carcere per i revisionisti e cristallizza la storia di quanto accaduto tra il 1941 ed il 1945 alle conclusioni di Norimberga, senza se e senza ma, un autodafé medievale. Ora vorrebbe il carcere per il saluto romano e per post su facebook, che se giudicati con l’occhio di Fiano e della Boldrini potrebbero costare condanne penali per milioni di veri italiani. Fermatelo !

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Renzi, Fiano e il fascismo. Il messaggio è: “O votate noi o siete fuori legge” 10 Luglio 2017 - 3:55

[…] Roma, 10 lug – Alla Camera si vota il ddl che propone l’introduzione dell’articolo 293 bis del Codice penale per “definire e ampliare” i reati già previsti dalla Legge Scelba del 1952 e da quella Mancino del 1993. Ideatore e firmatario, il probo deputato antifascista Emanuele Fiano. Su quanto questa proposta di legge fosse assurda e liberticida avevamo già detto in precedenti pezzi pubblicati su questo giornale (qui e qui) […]

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