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Il Pd come i 5 Stelle nella purga del dissenso

by Simone Pellico
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censuraSalerno, 28 feb – Il Partito democratico ha avviato la procedura di espulsione della senatrice Angelica Saggese, per la protesta seguita ai presunti brogli alle primarie del Pd in Campania.

La polemica è scoppiata il 16 febbraio scorso, all’esito del voto che ha consegnato la segreteria regionale alla renziana Assunta Tartaglione. Il secondo arrivato, il deputato Guglielmo Vaccaro, ha subito denunciato anomalie: ad alcuni sostenitori sarebbe stato impedito di votare, rappresentanti di lista non sarebbero riusciti ad entrare nei seggi per controllare la regolarità del voto, in certi collegi sarebbero state trovate il doppio delle schede dei votanti, e così via.

Il caso è finito anche in procura, dove l’antimafia sta indagando sul tesseramento del partito e sulla presenza di alcuni pregiudicati e famiglie di boss nell’elenco degli iscritti di Salerno.
Una situazione paradossale ma non nuova per il Pd, inciampato già molte volte nel proprio meccanismo di elezione interna. Per rimanere solo alle ultime tornate, l’ombra dei brogli non oscura solo la Campania, ma a macchia di leopardo tutta Italia, da La Spezia a Bari.

L’accusa di brogli in Campania si è però convertita nell’occupazione da parte di Vaccaro della sede provinciale del Pd a Salerno; occupazione appoggiata dalla senatrice Saggese, oggi messa alla gogna e oggetto del procedimento di espulsione.

“È una rappresaglia traversale, un’azione tipica di purghe staliniane, mi autosospendo dal partito” ha dichiarato Vaccaro.

Tempi bui per la libertà di espressione dei senatori della repubblica, scossi in questi giorni dalla vicenda riguardante l’espulsione dei senatori ‘dissidenti’ del Movimento 5 Stelle.

Eppure proprio in questi giorni Luigi Zanda, presidente del gruppo del Pd al Senato, ha espresso solidarietà ai pentastellati per la censura ricevuta, bollando Beppe Grillo come “caporale”.

Non sono passate ancora ventiquattro ore e il Pd si trova a doversi difendere non solo dalla stessa accusa mossa a Grillo, ma anche dalla polemica dei brogli e dall’inchiesta della procura antimafia.

Simone Pellico

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