Roma, 3 giu – “La mimetica non è un gioco”. È un messaggio forte ma allo stesso tempo pacato, non urlato, e per questo ancor più forte quello che Annarita Lo Mastro, la mamma del parà David Tobini, caduto in Afghanistan nel 2011 durante un’operazione congiunta tra militari italiani e forze afgane nella zona a nord ovest della valle di Bala Morghab, lancia a Matteo Renzi.
Il premier ieri è andato in visita a Herat, indossando davanti alle truppe italiane una mimetica. Lui, che il militare neanche lo ha fatto, ricevendo l’esenzione perché all’epoca era da poco diventato papà del suo primogenito (solo il 30% dei suoi ministri ha fatto il servizio di leva, se è per questo…). Un affronto troppo grande per chi ha dovuto sopportare, senza l’aiuto dello Stato, il peso di un figlio morto in battaglia.
“Caro Presidente – scrive la donna – mi permetta tale confidenza perché oggi in questo periodo di celebrazioni e ricorrenze, leggo del suo viaggio particolare. Leggo che a distanza di anni, fatalità, oggi ricorda l’Afghanistan e i suoi caduti. Lei che trasmette forza a chi come noi e loro hanno subito tante umiliazioni e tante trascuratezze”.
Poi la presentazione: “Sono Annarita, Presidente, quella madre che non ha mai voluto incontrare, preferendola a una squadra di pallavoliste. Quella madre di cui non ebbe mai una parola di sconforto e conforto. Sono quella madre, Presidente, che l’anno scorso era davanti al suo palco per guardarla da lontano perché solo da lontano potevo guardarla in quella parata militare del 2 giugno che presidio da sempre…fin dai tempi ‘verdi’. Perché solo oggi, Lei porge questi Onori? Presidente, quel ‘sangue’ meritava e merita più rispetto, come rispetto meritano le forze dell’ordine e chi è sopravvissuto perdendoli. Il rispetto alle forze armate va tutti i giorni, perché loro sfilano tutti i sacrosanti giorni, rischiando la vita in cambio di non curanza”.
Continua la signora Lo Mastro: “Mi sembra che ci stiamo lavando la coscienza laddove possiamo trarne vantaggio. La mimetica non è un gioco. Non la si può indossare se non la si sa portare. Tutto ciò glielo dice una madre che ha perso un figlio per un dovere dettato dalle Istituzioni italiane e non permetterà che tali Istituzioni traggano profitto – se pur soltanto in termini di visibilità mediatica – da quel Sangue, perché i nostri figli Vivi o Morti non sono un baratto politico. Vorrei dire al presidente che immaginando di sforzarmi sulle sue benevole intenzioni gli suggerirei prima di fare sermoni sul sacrificio a quei ragazzi, dovrebbe MANGIARE COME LORO, DORMIRE COME LORO, VIAGGIARE COME LORO. Il sacrificio prima di essere decantato va ‘gustato’… Così come il coraggio”.
Giorgio Nigra