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Marò, la denuncia di Capuozzo: “Troppe carriere sulla pelle di quei soldati”

by Roberto Derta
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capuozzoRoma, 3 giu – Intrighi politici degli indiani e carriere folgoranti degli italiani. Sulla pelle di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone troppi fanno fortuna, mentre i due marò continuano a restare lontani dalle loro famiglie.

A denunciarlo è il giornalista Toni Capuozzo, che a breve uscirà in libreria con un libro intitolato Il segreto dei marò (Mursia).

Intervistato dal Tempo, l’inviato di guerra di Canale 5 ha spiegato: “Non ho mai visto né sentito di un militare italiano con il grilletto facile. Mi è capitato più volte di trovarmi in situazioni di tensione e, al contrario, mi sono chiesto: ma quando sparano? I militari italiani sono prudenti, attenti e rispondono al fuoco se attaccati”.

Del caso di Latorre e Girone dice: “Non è un caso che gli indiani non siano arrivati a istruire un processo. Perché non c’è alcuna prova della loro colpevolezza, ci sono al contrario molte prove della loro innocenza”.

Le indagini, continua Capuozzo, “sono state svolte da attori diversi, da parte indiana, prima in Kerala dalla Guardia Costiera e dalla magistratura locale, poi è subentrata l’agenzia nazionale e la Corte Suprema, sono partiti con molta faciloneria, una grande approssimazione e con un teorema: sono stati gli italiani, sono colpevoli. Tutto ha avuto subito un forte connotato politico: erano giorni in cui il Partito del Congresso si giocava la maggioranza, in Kerala c’era l’elezione supplettiva per un deputato che era deceduto. L’incidente ai due pescatori rappresentava un’occasione formidabile, perché in Kerala ci sono tanti pescatori e una forte comunità cristiana e i due uccisi erano pescatori e cristiani. È questo il peccato originale: era già decisa la colpevolezza, bisognava solo acconciare un teorema. È stato fatto in modo facilone e maldestro”.

Nel suo libro, Capuozzo spiega che chi ha avuto a che fare con questo caso (con un approccio da lui definito “disastroso”) ha fatto una rapida carriera: “È vero che alcuni posti nella Marina militare sono dei trampolini di lancio. Chi guida la Squadra Navale è chiaro che poi avrà un incarico più importante, tutte persone che avevano carriere brillanti annunciate. Il sospetto è che queste carriere siano un omaggio ad un atteggiamento che ha accettato la supremazia della politica e dell’economia”.

Roberto Derta

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