Roma, 9 nov – Ormai è chiaro: il governo Meloni non toglierà il reddito di cittadinanza. Una misura fortemente voluta dal M5S, sottoscritta dalla Lega nel primo governo Conte, ma da subito contestata dai partiti di centrodestra. Molti esponenti dell’attuale governo vorrebbero eliminarla e lo hanno detto chiaramente, più volte. Eppure le prime uscite ministeriali ci dicono che il taglio netto non avverrà e anche se la modalità di erogazione del reddito verrà rivista, nella sostanza poco o nulla cambierà, almeno a stretto giro. Vediamo perché.
Reddito di cittadinanza: tre motivi per cui il governo non lo toglierà
Primo motivo: rivedere il reddito di cittadinanza non è una priorità. Il governo dovrà necessariamente concentrare la gran parte delle risorse per contrastare il caro energia e nei prossimi mesi sarà costretto a impegnarsi su questo fronte. Cambiare la misura grillina oggi, potrebbe generare ulteriori disagi a molte famiglie che già così non riescono a sostenere le spese mensili, a partire proprio dalle bollette alle stelle.
Secondo motivo: come ammesso dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, “siamo di fronte ad una situazione economica davvero brutta e finora trovare lavoro per i soggetti a bassa scolarizzazione si è rivelato impossibile”. E’ questo un problema serio che non riguarda soltanto il Sud Italia. Eliminare oggi il reddito, rischierebbe di innescare una bomba sociale che il governo non sarebbe in grado di gestire.
Terzo motivo: lo stesso Durigon sostiene che il reddito di cittadinanza non può essere “una misura di sostegno a vita”. Non c’è quindi la volontà reale di toglierlo, semmai, appunto, di ricalibrarlo. Giusto, ma come? Sempre secondo Durigon, chi rifiuterà “anche solo una proposta di lavoro, perderà il sussidio”. Qui però si pone il problema dell’offerta congrua, perché “non si tratterebbe di rifiutare qualsiasi tipo di lavoro: ricordo che la norma parla già ora parla di offerta congrua, con la giusta distanza e nel giusto campo di attività”, fa presente il sottosegretario leghista. Ergo rischiamo l’intervento spot, se non arrivano offerte di lavoro adeguate. Di conseguenza, prima di riscrivere o addirittura eliminare la misura, servirebbe porre le basi da subito per incentivi (seri) alle imprese che assumono e per ridurre davvero il costo del lavoro.
Alessandro Della Guglia
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