Roma, 10 apr – Nonostante le richieste di diverse forze politiche la data scelta per tenere le elezioni amministrative e, soprattutto, la votazione dei 5 quesiti referendari sulla giustizia è stata quella del 12 giugno. L’ultima domenica disponibile prima della scadenza legale del 15 giugno, limite invalicabile per tenere le votazioni. Una decisione che fa discutere e renderà ancor più complesso il raggiungimento del quorum necessario per rendere validi i referendum, probabilmente previsto per il 51%.
Referendum, con il voto in un giorno solo è chiara volontà di non far raggiungere il quorum
Pertanto, è doveroso denunciare le contraddizioni dell’esecutivo in merito a tale scelta, che appare incentrata sulla volontà di disinnescare il rischio di una riforma della giustizia di stampo garantista, scritta ed eventualmente approvata sulla base di un netto indirizzo popolare. In primis, dovesse essere confermata una sola data di voto, verrebbe meno la quasi totalità della propaganda sul distanziamento sociale e l’importanza degli scaglionamenti all’entrata dei seggi. Dichiarare che l’attenzione in merito alla problematica pandemica non deve calare, e che il prossimo autunno ed inverno potremmo nuovamente subire delle restrizioni in caso di aumento di contagi e ricoveri si scontra con l’incomprensibile scelta di condensare il flusso di elettori in una sola giornata.
La magistratura e le istituzioni che la difendono temono che passino i quesiti referendari
Infatti, delineare due date per il voto come fatto nelle recenti tornate elettorali amministrative aumenterebbe la possibilità di raggiungere il quorum necessario, spettro che la parte di magistratura malata e travolta da scandali, insieme alla fetta di istituzioni che ne difendono il marciume, vogliono a tutti i costi evitare. Anche in ragione di ciò, è utile superare gli steccati ideologici e ragionare sui 3 quesiti referendari cassati dalla Corte Costituzionale, con ragioni quantomeno discutibili e sospette. Al netto delle visioni personali in materia di riforma della giustizia, garantismo e tematiche come eutanasia e cannabis legale, è innegabile ammettere che le tre proposte referendarie bocciate rappresentano le tematiche più care ed interessanti per i cittadini italiani, in particolar modo per le nuove generazioni, spesso distanti dalla vita politica e dal diritto/dovere di recarsi alle urne.
Esclusi i quesiti che più interessano i cittadini: fine vita, droghe leggere e responsabilità diretta delle toghe
Pertanto, una consultazione elettorale comprendente la possibilità di votare sul fine vita, la depenalizzazione delle sostanze stupefacenti “leggere” e la responsabilità diretta dei magistrati avrebbe permesso un afflusso tale da raggiungere la soglia di sbarramento del quorum, al di là di ogni ragionevole dubbio. La malizia con cui si è deciso di escludere simili tematiche e l’aver indirizzato la giornata di voto in un periodo vicino all’arrivo della stagione estiva, dove milioni di italiani sfruttano il giorno di riposo domenicale per rilassarsi in mete turistiche o luoghi d’intrattenimento, non aumenta e recupera il sentimento di fiducia nelle istituzioni che numerosi cittadini hanno comprensibilmente smarrito.
Tommaso Alessandro De Filippo
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Le studiano tutte per non complicarsi la vita complicandola agli altri… Un’ arte ignobile ma sempre un’ arte.
[…] 24 mag — Come se non bastasse il catacombale silenzio che circonda i referendum sulla giustizia del 12 giugno, ecco iniziare anche la violenza politica: a Trento, la deputata […]
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