E comunque se la logica è quella di avere una toponomastica di puro stampo liberaldemocratico, troppi nomi andrebbero cancellati, a cominciare dalla sterminata mole di riferimenti all’Antica Roma che costellano le strade romane. O davvero si ritiene che Furio Camillo e Augusto Imperatore siano più compatibili con l’attuale Stato italiano di Giorgio Almirante? Non c’è scandalo, quindi. Ma non c’è neanche particolare gloria. Cosa ne guadagnerebbe la memoria della destra se un largo in un giardinetto di periferia fosse dedicato ad Almirante? La via al personaggio caro è il modo più semplice per dare una colorazione “identitaria” a esperienze amministrative altrimenti incolori, quando non addirittura complici con lo schieramento opposto.
La leader di Fratelli d’Italia, del resto, riesuma il leader del Msi il giorno seguente al corteo di CasaPound, quasi a contrapporre un immaginario a un altro e convincere il pubblico di destra che sì, belle quelle bandiere al vento con vista Colosseo, ma quelli lì sono mezzo matti, la vera eredità almirantiana è incarnata dal più rassicurante partito conservatore guidato dall’ex attivista della Garbatella. Storace ha avuto buon gioco nel ricordarle che con Alemanno sindaco – un’esperienza che la Meloni tende a rimuovere – la destra capitolina è stata troppo impegnata a chieder scusa a chiunque per fare il pur innocuo passo di dedicare una via ad Almirante. Che poi anche Storace abbia poco da parlare, dopo l’intruppamento con il neo-partigiano in Ferrari Marchini, è un altro paio di maniche. In ogni caso, il fatto di essere stato padre politico di tutto ciò costituisce forse la colpa peggiore di Giorgio Almirante. Altro che leggi razziali.
Adriano Scianca