Damasco, 14 ott – Le unità dell’Esercito arabo siriano del presidente Assad hanno iniziato a spostarsi verso nordest per affrontare l’aggressione turca sul territorio siriano, come confermato dagli inviati dell’agenzia Sana ad Hasaka. Così il governo siriano fronteggerà l’invasione turca ai danni delle città e delle aree a nord delle province di Hasaka e Raqqa, dove le unità turche hanno commesso massacri contro i civili, occupato alcune aree e distrutto infrastrutture. All’annuncio della decisione di Assad, la popolazione locale ha iniziato a festeggiare nelle strade della città. Anche a Qamishli, la gente del posto è scesa in piazza per esprimere la propria felicità affermando che l’Esercito arabo siriano è l’unico protettore della patria, in grado di difendere la popolazione dall’aggressione turca. Le truppe di Assad, secondo l’accordo con i curdi, si stanno muovendo “a protezione” di due città chiave a ovest e a est dell’Eufrate: rispettivamente Manbij e Ayn Arab/Kobane. La mossa, spiegano le autorità citate da media siriani, serve ad evitare che le forze turche e le milizie arabe alleate di Ankara possano conquistare le località strategiche.
Trump ordina il ritiro di mille soldati dal nord del territorio siriano
Il contingente degli Stati Uniti intanto ha lasciato la base vicino alla cittadina di Ayn Arab/Kobane, lungo la frontiera turco-siriana, a seguito di intensi bombardamenti di artiglieria turchi. Il presidente Usa Donald Trump ha ordinato il ritiro di mille soldati da tutto il nord della Siria nei tempi più rapidi possibile. I mille soldati americani evacuati dal nordest della Siria per non rimanere intrappolati tra forze turche e curde dovrebbero per il momento essere trasferiti più a sud in altre basi Usa nel Paese. Lo riportano alcuni media americani citando fonti del Pentagono. L‘Europa si prenda in carico i miliziani Isis, che non saranno mai portati negli Usa: è l’avvertimento di Trump, all’indomani della notizia che centinaia di persone sono fuggite da un campo profughi nel Rojava dove i curdi, impegnati nel fronteggiare l’invasione turca, non controllano più le carceri dove sono detenuti i terroristi dell’Isis. “Gli Stati Uniti hanno il peggio dei prigionieri dell’Isis”, fa presente il Presidente Usa su Twitter. “La Turchia e i curdi non devono lasciarli scappare. L’Europa avrebbe dovuto riprenderseli dopo le numerose sollecitazioni. Lo faccia ora. Non arriveranno mai e non saranno mai portati in Usa”.
Uccisi civili e anche un giornalista straniero
Almeno 24 civili sono stati uccisi oggi nel corso dell’offensiva turca in corso in Siria. Lo riporta L’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus). I raid turchi sulla città siriana di Ras al-Ain – inoltre – avrebbero colpito un convoglio sul quale viaggiavano giornalisti stranieri. Almeno un giornalista straniero è stato ucciso oggi e altri sono rimasti feriti nel bombardamento di artiglieria dell’esercito turco nel nordest della Siria. Lo riferiscono fonti della zona di Qamishli secondo cui però non ci sono indicazioni certe sulla nazionalità del reporter. Circolano notizie di almeno altri due giornalisti stranieri uccisi, ma non ci sono conferme.
Sono già 130 mila i civili costretti a lasciare le loro case
L’aggressione turca ha costretto già 130 mila persone a fuggire dalle proprie case, ma il numero potrebbe essere tre volte superiore molto presto. Circa 10 mila sfollati siriani, tra cui familiari di jihadisti dell’Isis, ammassati nel campo di Ayn Issa, tra Raqqa e il confine turco sono alla mercé dell’avanzata militare turca e delle milizie cooptate da Ankara. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, che afferma che la polizia curdo-siriana, nota come Asayesh, ha dovuto rinunciare al mantenimento della sicurezza attorno al campo profughi. I curdi siriani dicono che quasi 800 affiliati dell’Isis sono scappati da uno dei campi nel nord est.
Adolfo Spezzaferro
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