Roma, 10 mag – Qualche giorno fa avevamo riportato il commento di Francesco Polacchi, editore di Altaforte, soddisfatto perché il clamore mediatico sollevato intorno al libro intervista Io sono Matteo Salvini aveva contribuito ad aumentare vertiginosamente le vendite del volume. Tutto il tam tam di liste di proscrizione, piagnistei, defezioni legato al circo mediatico nato intorno alla polemica su Salone del Libro ha dato risalto alla pubblicazione in modo insperato. Da ieri, cioè da quando la notizia del “ban” dello stand di Altaforte dal Salone è diventata di dominio pubblico, Io sono Matteo Salvini è arrivato il primo posto della classifica dei best seller di Amazon.

Deve “avercela tirata” Zerocalcare, che ieri commentava sprezzante (e in quel gergo da fuori sede trapiantato nell’Urbe che finge di essere romano per farsi accettare socialmente) i balzi in avanti del libro nelle sottocategorie di Amazon come se fossero poca cosa.

E in effetti lo sono, se messe a confronto con il primo posto nella categoria assoluta raggiunto ieri sera. Per Altaforte quindi, si è chiusa la porta del salottino buono degli intellettuali con la bocca “a culo di gallina” – poverini, dopo avere perso le strade, i quartieri, il consenso popolare, gli scranni in parlamento, gli rimane solo quello in cui ghettizzarsi –  ma si è spalancato un portone in termini di vendite e visibilità.

Cristina Gauri 

 

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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