Trapani, 30 nov – Sono scattate le manette per lo scafista che si «mimetizzava» tra gli immigrati trasportati dalla nave Ong Open Arms. Si tratta di un 21enne di origine sudanese. La Polizia di Stato, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Trapani, ha arrestato ieri pomeriggio a Bari lo straniero che il 10 novembre scorso guidava uno dei gommoni poi intercettati dalla nave Ong. Gli è contestata l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato.
Lo scafista mimetizzato sulla nave Ong
L’uomo era riuscito a mescolarsi abilmente in mezzo ai clandestini recuperati dall’organizzazione spagnola il 10 novembre scorso. Qualche giorno prima la piccola imbarcazione era salpata dalle coste della Tripolitania con a bordo almeno 90 immigrati. Dopo aver percorso un breve tratto di navigazione era stata intercettata dalla Open Arms. Una volta caricati a bordo gli immigrati – era il 10 novembre – 48 ore dopo il Viminale aveva dato il via libera per l’approdo a Trapani. Una volta sbarcati i clandestini, le autorità avevano dato il via alle indagini per individuare e identificare i responsabili.
La cattura
Sono state le dichiarazioni degli stessi immigrati a rivelarsi decisive per l’identificazione dello scafista nascosto tra i passeggeri della nave Ong. Nel frattempo il sudanese era già stato trasferito in uno dei centri di accoglienza di Bari, dove le forze dell’ordine lo hanno rintracciato e identificato. Per lui si sono aperte le porte del carcere con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato.
Le sue origini confermano la centralità delle organizzazioni sudanesi nel traffico di esseri umani dall’Africa verso l’Europa. Diverse le provenienze dei clandestini portati in Sicilia dalla Open Arms lo scorso 12 novembre: si tratta per lo più di eritrei, somali e sudanesi.
La Open Arms non sente ragioni
La crew di Open Arms, dal canto suo, continua a rivendicare il «diritto» di scaricare migliaia di immigrati entro i nostri confini. Per niente interessata all’emergenza sanitaria che investe l’Italia e ai suoi drammatici risvolti socio economici scrive: «Dopo essere partiti dal porto di Barcellona il 4 di novembre con la nostra imbarcazione – così si legge nei tweet dell’Ong spagnola lanciati nelle ore dello sbarco – la Open Arms, diretti nel Mediterraneo centrale per la nostra settantottesima missione di ricerca e soccorso insieme ad Emergency, ci siamo trovati a dover operare in un contesto difficile e drammatico».
Cristina Gauri