Bari, 16 apr – All’emergenza della pandemia di queste ultime settimane si aggiunge l'”indotto” drammatico delle situazioni di solitudine e povertà – specialmente tra gli anziani  – che essa porta inevitabilmente allo scoperto. Così, mentre il governo e varie amministrazioni cittadine si premurano sempre più spesso di offrire pasti caldi e dispositivi di protezione individuale per rom e clandestini – liberi peraltro di scorrazzare per le città come se le misure di contrasto al contagio non fossero affar loro – anziani e poveri vengono abbandonati a loro stessi, affidati al buon cuore – quando sono fortunati – e alle iniziative individuali da parte di privati cittadini.

E’ il caso, ad esempio, della vicenda accaduta martedì a Bari e riportata da Bari Today, che ha visto come protagonista una coppia di agenti della polizia di Stato, di ronda per controllare che la cittadinanza si attenesse alle restrizioni contro il contagio da Covid-19; i due si sono ritrovati davanti ad un anziano che piangeva disperatamente, seduto su di una panchina posta vicino l’Ateneo del capoluogo pugliese. I poliziotti hanno approcciato l’uomo – un80enne del posto – e chiedendogli cosa stesse succedendo: lui ha risposto di trovarsi in condizione di totale solitudine, disperato, senza un tetto sulla propria testa e senza nessuno che potesse prendersi cura di lui, con l’unico figlio, domiciliato a Torino, che non vede e non sente da svariati mesi. Infine, la nota più straziante: l’anziano ha confessato agli agenti che di non mangiare da tre giorni. 

Una situazione agghiacciante che ha mosso a compassione il buon cuore dei tutori dell’ordine, i quali, senza perdere altro tempo, si sono recati presso il più vicino panificio per acquistare pane, focacce e una grande quantità di alimenti di prima necessità, che potesse bastare all’80enne anche per i giorni a venire. I poliziotti hanno poi consegnato la spesa-dono all’anziano signore, visibilmente commosso dal gesto di generosità dei due agenti.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

4 Commenti

  1. Io non gli avrei donato nulla… È un parassita prossimo alla morte. Spreco di cibo e denaro. Pensassero a chi sta male veramente, rifiutati dalla società italiana di destra e fascista…

  2. Dimostrato, per adesso, che si può rimanere digiuni anche per tre giorni senza morire.
    Spezzata una lancia a favore di Bersani.

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