Torino, 4 feb – Ennesimo episodio che testimonia l’infinito amore che le famiglie dei nomadi riversano tradizionalmente sui propri bambini. Qualche giorno fa gli agenti della polizia locale di Carmagnola, percorrendo la provinciale 128 al confine tra le province di Torino e Cuneo, si sono imbattuti in un bambino tremante e atterrito che camminava lungo la strada. Il suo nome è Andrea, di 8 anni, ed era stato avvistato da alcuni automobilisti che avevano rischiato di investirlo. Una volta recuperato il minore, gli agenti si sono premurati di rifocillarlo e coprirlo con vestiti più caldi (era vestito solo con un maglioncino leggero) e di stabilire la sua identità – dal momento che i piccolo non risultava in possesso di documenti. 

Il ritrovamento

“Mamma e papà non mi vogliono”, è l’assurda realtà raccontato Andrea ai suoi soccorritori. Ha spiegato di che i genitori, una coppia di origine bosniaca che abitava da tempo in Italia, lo hanno abbandonato. Le forze dell’ordine hanno subito compiuto ricerche sul bambino, che a quanto pare non avrebbe mai frequentato le scuole. Andrea è stato subito portato al sicuro in una comunità per minori.  Dopo alcuni giorni la polizia ha rintracciato la madre, una nomade residente nel campo rom di Chieri. La 38enne risulta separata dal padre del bimbo, ed è coinvolta in una nuova relazione con un uomo che non ne vuole sapere del piccolo. “Non sta più con noi, vive con i nonni, non deve ritornare qui”, ha dichiarato la madre. Ora le forze dell’ordine sono alla ricerca del padre, mentre entrambi i genitori sono stati denunciati per abbandono di minori.

Un percorso in salita

La prima cittadina di Carmagnola, Ivana Gaveglio, eletta per il centrodestra, ha raccontato alle pagine di FanPage come sta vivendo Andrea dal giorno del ritrovamento. “Il bambino – ora è in una casa protetta. È diventato un po’ la mascotte di tutti e, in particolare, della polizia municipale. Si è interessata la Caritas e c’è stata una gara a procurargli abiti e cose di prima necessità. Lui sta bene, è tranquillo, è tenerissimo. Ma il suo percorso di vita è in salita. L’importante – ha concluso la Gaveglio – sarà dotarlo degli strumenti per affrontarlo”.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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