Roma, 17 mag — Si abbatte la bufera mediatica sul giocatore del Paris Saint-Germain Idrissa Gana Gueye. Il calciatore di origine senegalese è finito al centro di aspre polemiche per essersi rifiutato — così come era avvenuto l’anno scorso — di giocare contro il Montpellier per non dover indossare la maglia con il simbolo arcobaleno a sostegno dei diritti Lgbt. L’episodio è stato portato alla luce dall’associazione per la lotta all’omofobia nello sport, Rosso Diretto. «L’omofobia non è un’opinione ma un reato. Lfp (lega calcio) e Psg devono chiedere a Gana Gueye di spiegarsi e molto rapidamente. E punirlo se necessario», si legge nel loro tweet.
Gueye contro la maglia arcobaleno
Gueye è stato l’unico giocatore, su 20 squadre coinvolte, a rifiutarsi di indossare il simbolo dell’orgoglio Lgbt nella 37/a giornata della Ligue 1, dichiarandosi assente non per motivi medici ma «per motivi personali», precisando di non essere infortunato. Non si tratta della prima volta: anche nella scorsa stagione, il calciatore 32enne non aveva giocato la partita del turno di campionato in cui tutte le squadre della Ligue 1 indossavano la maglia del Pride. Contattato dall’Afp, il PSG ricorda di essere «totalmente coinvolto nella lotta all’omofobia e alla discriminazione, con Sportitude o SOS Racisme. I nostri giocatori hanno indossato con orgoglio questa maglia: le più grandi stelle, Messi, Neymar o Mbappé, esprimendo l’impegno del club». La Lega francese ha preferito non commentare ribadendo il proprio impegno nella lotta all’omofobia.
Ma il Senegal lo difende
Se in Europa Gueye è ora visto come un mostro, un nemico delle istanze arcobaleno e quindi dell’apparato valoriale dell’Occidente stesso, in Senegal la musica cambia radicalmente. Il calciatore e i colleghi sono letteralmente adorati dai tifosi del Paese. Un sentimento salito alle stelle in seguito alla radicale presa di posizione anti-Lgbt di Gueye, che sui social è stato letteralmente sommerso di messaggi in suo sostegno. In Senegal il 95% della popolazione è musulmana praticante e l’omosessualità è ritenuta un crimine punibile con una pena detentiva da uno a cinque anni.
Stando a quanto riferito dal sito Voa Afrique, lo scrittore El Hamidou Kassé ha dichiarato su Twitter il suo sostegno a Gueye «in nome del principio del libero credo e del rispetto delle differenze». Si unisce al coro il movimento Y en a marre, denunciando «con vigore la demonizzazione di cui lui [Guèye] è vittima» in un comunicato, appellandosi al «ministero dello Sport e la Federcalcio senegalese, per fornire supporto ufficiale» al calciatore «in questi tempi difficili».
Cristina Gauri
3 comments
Ha fatto bene a non indossarla. Se le sue idee sono altre, non deve piegarsi. Il calcio, poi, dovrebbe tenere fuori le ideologie, che se rappresentano la squadra come azienda, possono non rappresentare i singoli calciatori. Si tratta di rispettare la libertà di opinione di tutti.
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Personalmente farò sempre il tifo per questo ragazzo in qualunque squadra dovesse giocare(con il Psg ,il Senegal o altrove). Un grandissimo coraggio, l’unico uomo in mezzo a trecento pecore (gli altri calciatori della Ligue 1) che si sono piegato per paura ,convenienza o, peggio, per conformismo…