Milano, 22 giu – Non c’è che dire: chi cura l’immagine del sindaco di Milano, Beppe Sala, fa un gran lavoro, a dire il vero, con alterni risultati. Qualche lettore ricorderà che parlammo della copertina dell’inserto del Corriere Style, in cui il primo cittadino era immortalato in compagnia di un bambino e una bambina, lui bianco, lei di pelle scura. L’intento era quello di glorificare la vocazione multietnica della città, eletta modello di integrazione dalla sinistra più à la page. Bene, l’idea si trasformò in un boomerang, ricevendo aspre critiche proprio dal campo amico. Il motivo? Il maschietto biondo nella foto compariva in piedi al fianco di Sala, mentre la femminuccia nera e riccia era accucciata sotto le ginocchia dell’amministratore, accomodato su una poltrona. Quindi giù accuse di razzismo e sessismo a seppellire i buoni sentimenti e le nobili intenzioni.
Ora l’entourage comunicativo del sindaco si è prodotto in una nuova iniziativa d’immagine, dedicata all’apertura dei dieci (10!) giorni del Gay Pride milanese che culmineranno nella grande sfilata di sabato 29 che celebrerà in grande stile l’orgoglio (e il potere) del mondo Lgbtq (più qualcos’altro, va beh…).
I calzini arcobaleno di Sala
Sulla sua pagina Facebook è stata pubblicata una foto, un’immagine estremamente emblematica del personaggio e della realtà che rappresenta: Sala è seduto su una ricercata poltrona di pelle rossa e fa bella mostra di un paio di calze coi colori dell’arcobaleno, simbolo ormai arcinoto. Il post è arricchito dalla frase: “Da domani, Pride! Per una Milano dei diritti. E dei doveri”.
Cosa ci dice quell’immagine? Al di là della scontata adesione del sindaco ultraprogressista alla causa Lgbt e più in generale dei cosiddetti “diritti”, ci dice molto delle gerarchie e delle priorità etiche ed estetiche che si vogliono veicolare. Innanzitutto si comunica che c’è un marchio di indiscutibile ufficialità sulle battaglie di una minoranza che si comporta da maggioranza; si trasmette poi che seguire una certa direzione è molto “figo”, elegante, rassicurante e – perché no? – socialmente premiante. Già, perché anche di questo si parla e non lo si nasconde. Alla sinistra piacciono i ricchi e ai ricchi piace la sinistra: la Milano del Pd e degli striscioni anti Salvini sui balconi degli attici in centro ne è lo spot migliore. Oltretutto, non dimentichiamo che nel presentare la candidatura (vincente) della metropoli lombarda come sede della convention internazionale dedicata al turismo omosessuale nel 2020, questa era stata caldeggiata proprio prospettando una “grande occasione” economica.
Proprio così, Beppe Sala, al di là di qualche improbabile uscita sulle periferie, non ha nessuna intenzione di mascherare la natura sua e quella del suo giro: ricchezza, potere, buoni sentimenti democratici. Siamo oltre il ben noto radical chic, siamo alla teoria e alla prassi di una classe politica, economica e culturale votata all’egemonia globale. Non è un mistero da dove provenga tale armamentario, eletto a religione del mondo libero. Dalla Silicon Valley a Hollywood, da New York a Chicago fino a Londra (dove proprio Sala ha entrature fortissime), il capitalismo anglosassone ha regalato nuovi sogni, identità e orizzonti a quanti hanno visto tramontare un “Sol dell’avvenire” che ad Est non sorge nemmeno più da decenni.
Qualche vecchio potrebbe gridare ancora alla “sovversione”, roba antica. Certo, quella dei calzini arcobaleno lo è a pieno titolo. Beppe Sala è un sovversivo, come lo è il premier canadese Justin Trudeau, altro paladino mondiale dei “diritti”, cultore fino alla maniacalità dei pedalini multicolor.
Comunque calma, il “Pride” milanese è solo all’inizio. Da qui al 29 ne vedremo delle bell*. Eh sì, loro scrivono così, con l’asterisco, che tutela ogni categoria di genere, immaginabile e non. Che ci volete fare? E tocca pure restare seri.
Fabio Pasini
6 comments
Oramai siamo alla frutta e chi non diventa finocchio viene scartato dalla societa’ ,non e’ una mia opinione basta guardare che massa di finocchi che girano alla rai a mediaset e dappertutto per rendersi conto di dove sta andando a finire l’umanita’ .Un tempo chissa’ perche ‘ quando si lavorava sodo e duro non c’era nemmeno il tempo di diventare finocchi come al giorno d’oggi quindi e’ chiaro ed evidente che trattasi di un modo di vivere di fare, oppure non ci sono santi e’ una terribile epidemia una gravissima malattia psichiatrica e una cosa e’ certa e sicura DIO non vuole i depravati non li ha creati proprio e’ la loro testa ad volere andare contro dio. ,non parliamo dei milioni di pervertiti che oggi addirittura sfilano nelle citta’.
Voglio vorrei essere padrone di esserne schifato da questa massa di frocioni!O debbo accettare per forza questo orrore???
è una “pezza da piedi arcobaleno”
Manca poco che si faccia fotografare travestito da donna…
Basta non se nepuo’ piu’ con questi maiali di frocioni anormali malati psichiatrici .,saro’ pur libero di pensarlo oppure no? debbo per forza accettare questi maiali che a me fanno orrore?e mio figlio costretto a vedere in tv quel maialone di platinette e quel porcellino di luxurio il recchione? e basta avete stufato !! fate schifo e basta ma perche’ voler far passare l’anormalita’ per normalita’.
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