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Censis: “Meglio sudditi che morti”. Italiani incattiviti dalla paura del virus

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 4 dic – “Il sistema-Italia è una ruota quadrata che non gira“. Con questa potente immagine il Censis lancia l’allarme nel suo 54esimo Rapporto annuale. Il nostro Paese “avanza a fatica, suddividendo ogni rotazione in quattro unità, con un disumano sforzo per ogni quarto di giro compiuto, tra pesanti tonfi e tentennamenti. Mai lo si era visto così bene come durante quest’anno eccezionale, sotto i colpi dell’epidemia”, avverte il Censis. L’Italia descritta dal Centro studi investimenti sociali è incattivita dalla paura del virus, che amplifica le diseguaglianze sociali. E neanche il governo giallofucsia ne esce bene. Infatti sono spariti 500 mila posti di lavoro. E solo il 13% degli italiani è pronto a rischiare e ad aprire un’impresa quando sarà finito questo lunghissimo stato di emergenza. In generale, emerge un quadro di paura diffusa in cui gli italiani preferiscono essere sudditi pur di non prendersi il virus.

Il Censis boccia il governo

“Il virus ha colpito una società già stanca“, chiarisce il rapporto. “Quest’anno però siamo stati incapaci di visione“, afferma il Censis. E “il sentiero di crescita prospettato si prefigura come un modesto calpestio di annunci già troppe volte pronunciati: un sentiero di bassa valle più che un’alta via”. Una sonora bocciatura per le politiche economiche del governo giallofucsia.

Rapporto annuale: “Meglio sudditi che morti”

“Meglio sudditi che morti”. Nel rapporto l’effetto pandemia è descritto in modo drammatico. “Spaventata, dolente, indecisa tra risentimento e speranza: ecco l’Italia nell’anno della paura nera. Il 73,4% degli italiani indica nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimento prevalente”. Ancora, “il 90,2% degli italiani è convinto che l’emergenza coronavirus e il lockdown hanno danneggiato maggiormente le persone più vulnerabili, ampliando le disuguaglianze sociali già esistenti”. Ma la pandemia sembrerebbe aver incattivito i cittadini.

Per il Censis italiani incattiviti dalla paura del virus

“Il 77,1% chiede pene severe per chi non indossa le mascherine, non rispetta il distanziamento sociale o i divieti di assembramento. Il 76,9% è convinto che chi ha sbagliato nell’emergenza, che siano politici, dirigenti della sanità o altri, deve pagare per gli errori commessi. Il 56,6% chiede addirittura il carcere per i contagiati che non rispettano rigorosamente le regole della quarantena. Il 31,2% non vuole che vengano curati (o vuole che vengano curati solo dopo, in coda agli altri) coloro che, a causa dei loro comportamenti irresponsabili, si sono ammalati. E per il 49,3% dei giovani è giusto che gli anziani vengano assistiti solo dopo di loro“, spiega il rapporto.

Il 44,8% è convinto che usciremo peggiori dalla pandemia

La paura del virus instillata dal governo, dai media e dagli esperti schierati funziona. Il Dpcm di Natale verrà ingoiato con facilità, a quanto pare. Tanto che in vista delle feste, “il 79,8% degli italiani chiede di non allentare le restrizioni o di inasprirle. Il 54,6% spenderà di meno per i regali da mettere sotto l’albero, il 59,6% taglierà le spese per il cenone dell’ultimo dell’anno. Per il 61,6% la festa di Capodanno sarà triste e rassegnata. Non andrà tutto bene: il 44,8% degli italiani è convinto che usciremo peggiori dalla pandemia (solo il 20,5% crede che questa esperienza ci renderà migliori)”. Altro dato allarmante: “Per l’85,8% degli italiani la crisi sanitaria ha confermato che la vera divisione sociale è tra chi ha la sicurezza del posto di lavoro e del reddito e chi no“.

La didattica a distanza non funziona

Secondo il Censis, poi, l’esperimento della didattica a distanza durante la pandemia non ha funzionato. “Per il 74,8% dei dirigenti la didattica a distanza ha di fatto ampliato il gap di apprendimento tra gli studenti” anche se “il 95,9% è molto o abbastanza d’accordo sul fatto che la Dad è stata una sperimentazione utile per l’insegnamento”. La paura del virus tiene lontani i cittadini dal trasporto pubblico. “Il 37% degli italiani utilizza molto meno di prima i mezzi pubblici, sostituendoli con l’automobile, la bicicletta o spostandosi a piedi quando possibile”.

Le Pmi bocciano lo smart working

Sul fronte dell’economia, l’82,5% delle Pmi – si legge nel rapporto – ritiene che in futuro nessun lavoratore potrà operare in regime di smart working. La percentuale scende al 66,4% tra le aziende di dimensioni maggiori (10-49 addetti). “Si può stimare che 14 milioni di persone, tra settore privato e impiegati pubblici, opereranno presso le abituali sedi di lavoro e 3,5 milioni con modalità nuove che non prevedono una presenza giornaliera costante”.

Italia prima in Europa per euroscetticismo

E l’Unione europea, tanto cara al premier Conte? “Solo il 28% degli italiani nutre fiducia nelle istituzioni comunitarie, a fronte di una media Ue del 43%: siamo ultimi nella graduatoria europea”. I numeri parlano chiaro. In conclusione, “il 58% degli italiani si dice insoddisfatto delle misure adottate a livello comunitario per contrastare la crisi del Covid-19 (una percentuale superiore alla media Ue: 44%)”. Anche in questo caso insomma abbiamo il primato dell’euroscetticismo.

Adolfo Spezzaferro

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